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 2015  novembre 20 Venerdì calendario

La Finlandia sta per uscire dall’euro?

Incredibile a dirsi: il Paese che più di ogni altro si è fatto feroce guardiano delle politiche di austerità imposte da Bruxelles, l’anno prossimo potrebbe uscire dall’euro. In Finlandia sono state infatti raccolte rapidamente le 50 mila firme necessarie per presentare un progetto di legge di uscita, da discutere obbligatoriamente in Parlamento entro la fine del 2016.
Il successo dell’iniziativa non deve stupire: il Paese scandinavo sta infatti attraversando una profonda crisi economica. La Finlandia sta per entrare nel quarto anno consecutivo di recessione e nel terzo trimestre il pil è diminuito dello 0,7%, mentre a settembre gli ordini all’industria sono crollati del 31%. La Finlandia è ben diversa dalla Grecia, da cui pretende il Partenone in garanzia dei prestiti elargiti dalla Troika. Il Paese non è corrotto, indisciplinato e tecnologicamente arretrato. Niente sprechi o spese pazze, visto che il rapporto debito-pil è al 62%. Le politiche di austerità sono state adottate di buon grado. Eppure il pil la Finlandia è ancora inferiore del 6% rispetto al picco pre-crisi. Mentre la vicina Svezia, che non adotta l’euro e ha messo in atto un’austerità meno rigida, vede un pil superiore all’8% rispetto al massimo pre-crisi. Molto più della Grecia, insomma, la Finlandia è l’esempio migliore del fallimento delle politiche di Bruxelles.
L’essere un allievo modello non ha portato al paese nessun beneficio, anzi. A promuovere la raccolta delle firme è stato Paavo Vayrynen, europarlamentare e presidente onorario del partito di centro, che è al governo. «La zona euro non è un’area monetaria ottimale e la gente si sta rendendo conto dei veri motivi della nostra crisi», ha detto Vayrynen. «Siamo in una situazione simile a quella italiana, abbiamo perso un quarto della nostra industria. Il nostro costo del lavoro è troppo alto». L’unica cosa fare quindi, visto che le riforme sono state attuate, è uscire dall’euro per svalutare e dunque recuperare competitività. D’altronde nell’area scandinava la Finlandia è un’eccezione: Svezia e Danimarca hanno detto no all’euro con un referendum, che in Finlandia non si è mai tenuto, mentre la Norvegia si è addirittura ben guardata dall’entrare nell’Unione Europea. Il governo in carica a Helsinki è deciso ad andare avanti con la svalutazione interna, ovvero con il taglio dei salari, e sta cercando di bandire la contrattazione collettiva, suscitando così l’ira dei sindacati. Di certo il più fedele alleato della Germania sul fronte delle politiche di austerità è sulla via della destabilizzazione.