Libero, 20 novembre 2015
Elisabetta Sgarbi, Umberto Eco e la nuova casa editrice per sfidare la Mondazzoli
A ogni fusione a freddo corrisponde una scissione a caldo. E forse è destino delle grandi concentrazioni di artisti (che siano scuole letterarie o case editrici) creare automaticamente dei fuoriusciti, una sorta di Salon des Refusés del libro, dove gli scrittori che non si adeguano si autoesiliano, fino a pensare di cambiare proprietà e, in un certo senso, anche patria.
Così la nascita lo scorso ottobre del colosso «Mondazzoli», gigante editoriale figlio delle nozze tra Rcs Libri e Mondadori grazie a un’operazione da 127,5 milioni di euro, fa registrare i primi dinieghi da chi non ci sta a far da testimone passivo del battesimo più importante della storia dell’editoria italiana. Dopo l’addio di Antonio Franchini, storico editor Mondadori (scopritore, tra gli altri, di Paolo Giordano, Roberto Saviano e Alessandro Piperno) passato alla Giunti, e il no di Roberto Calasso, che ha scelto di non cedere all’accordo Mondazzoli, acquisendo la proprietà di Adelphi di cui era presidente, un altro nome eccellente si starebbe per aggiungere ai transfughi dalla casa che oggi fa capo a Segrate. Si tratta di Elisabetta Sgarbi, direttrice editoriale Bompiani che, stando a quanto anticipa Il Giorno riprendendo uno scoop della rivista francese ActuaLitté, sarebbe intenzionata a fondare, insieme a Stefano Eco, (figlio di Umberto e capo ufficio stampa Bompiani), una nuova casa editrice, finanziata da Jean Claude Fasquelle, direttore generale delle edizioni francesi Grasset&Fasquelle.
La Sgarbi, che già prima della fusione avrebbe provato a rilevare la Bompiani senza riuscirci, all’indomani dell’affare Mondazzoli si era mostrata molto critica, dicendosi in un’intervista pubblicata su illibraio.it «preoccupata come lo ero all’ inizio della trattativa» per «un’operazione che non ha precedenti nella realtà editoriale italiana». A dettare le perplessità della Sgarbi, oltre al rischio di un cambio di linea editoriale e alla possibilità di tagli al personale («Arriveremo di là già molto alleggeriti... Comunque, spero di no. Il personale attuale serve», aveva sottolineato), c’era anche la probabile prospettiva di un ridimensionamento della propria autonomia e libertà operativa soggetta ai nuovi vertici del colosso Mondazzoli. Uno scenario forse non proprio allettante per la Sgarbi, impegnatissima oltreché sul fronte editoriale, anche nell’organizzazione di iniziative culturali (è direttrice dal 2000 della rassegna La Milanesiana) e in qualità di regista, nelle cui vesti ha appena consegnato alle sale la sua ultima fatica, il bel film Colpa di comunismo (storia di tre badanti rumene, che cercano di sbarcare il lunario in Italia, già in concorso al Torino Film Festival).
A ciò si aggiungono l’insofferenza di molti autori Bompiani, peraltro amici della Sgarbi, che mal sopportano la nascita del nuovo colosso, al punto da aver sottoscritto, lo scorso febbraio, un documento comune contro l’imminente operazione editoriale. Nel testo, firmato da Umberto Eco, Antonio Scurati, Sandro Veronesi, Edoardo Nesi, Susanna Tamaro, Andrea De Carlo (tutti autori Bompiani), oltreché da Pietrangelo Buttafuoco, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Paolo Giordano e altri, per un totale di 48 scrittori, si manifestava il timore per «un colosso che dominerebbe il mercato del libro per il 40 per cento» e «avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici e renderebbe ridicolmente prevedibili quelle competizioni che si chiamano premi letterari».
Sulla base di questa presa di posizione, gli autori Bompiani su nominati sarebbero ben predisposti a lasciare l’attuale casa editrice per la nuova fondata dalla Sgarbi. Un esodo di massa di nomi italiani cui si aggiungerebbero verosimilmente due fuoriclasse della letteratura mondiale: lo scrittore più letto al mondo Paulo Coelho e Michel Houellebecq, autore di quel Sottomissione (Bompiani, 2015), oggi ritenuto testo profetico, dopo i drammatici fatti di Parigi. Alla testa della schiera di transfughi si porrebbe proprio Umberto Eco, i cui libri sono pubblicati in Francia toh, guarda caso proprio da Grasset. La sfida a quel punto, trainata da questi pesi massimi della letteratura, diventerebbe anche tutta commerciale. La nuova casa editrice punterebbe infatti a rosicchiare quote di mercato importanti oggi detenute dalla Mondazzoli, che col suo 40% domina il panorama letterario, seguita a distanza da Gems (Gruppo editoriale Mauri Spagnol) con poco più del 10% e da Giunti, ferma al 5,5%. In tal modo, la sortita della Sgarbi aiuterebbe a rendere il «campionato» delle case editrici più avvincente, senza più un dominatore certo, che si avvale dei «top player» sul mercato; e forse anche meno scontata l’assegnazione dei premi letterari, che tanto premeva ai 48 del manifesto anti-fusione.
La nascita di questo nuovo soggetto farebbe però in un certo senso anche il favore di Mondazzoli, perché scongiurerebbe definitivamente il rischio di monopolio, su cui si esprimerà a breve l’Antitrust. E stai a vedere alla fine che questo giallo avvincente, thriller editoriale e meta-letterario, abbia un lieto fine per entrambi i contendenti.