Sette, 20 novembre 2015
Nella Striscia di Gaza aumentano i suicidi
Aveva chiamato il bar sulla spiaggia «Roots per i poveracci», con ironica disperazione nel nome per attrarre i clienti che non si possono permettere i prezzi del vicino ristorante lussuoso. Quando la polizia di Hamas gli ha chiuso quella baracca che era la sua unica possibilità di sfamare la famiglia, Abu Assi ha ingerito il veleno per i topi ed è finito in coma per qualche settimana. «Preferivo morire piuttosto che vedere morire i miei figli», ha raccontato alla France Presse nell’appartamento di 30 metri quadri in uno dei palazzoni nel centro di Gaza. I suicidi nella Striscia sono in aumento, fonti nel ministero della Sanità rivelano all’agenzia giornalistica francese che «almeno uno al giorno ci prova». I fondamentalisti al potere dal 2007 smentiscono e non vogliono rendere pubblica la contabilità della morte. Stretti tra l’oppressione del regime di Hamas e la pressione dell’embargo imposto dagli israeliani, i palestinesi anticipano quello che è il pronostico delle Nazioni Unite: la Striscia potrebbe diventare invivibile entro il 2020. Per molti giovani – il 60 per cento è disoccupato – è già così: 100 mila persone sono ancora senza casa dopo i cinquanta giorni di guerra con Israele nell’estate del 2014. In una terra dove il dissenso è pericoloso, il padre di Abu Assi accusa anche i capi di Hamas: «Ci chiedono di essere eroici ma non fanno niente per noi».