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 2015  novembre 20 Venerdì calendario

C’è quello che si taglia i capelli, quello che si legge una rivista e quello che beve un caffè. Le manie dei tennisti al cambio campo

La Divina Suzanne Lenglen, imbattibile regina del tennis anni Venti, ai cambi di campo, su consiglio di papà Charles, si faceva un bicchierino di brandy, tanto per tirarsi un po’ su. Mai, però, le sarebbe saltato in testa di prendere le forbici e tagliarsi via un ricciolo fastidioso, come ha fatto l’altro giorno al Masters di Londra Andy Murray durante il match con Nadal.
La verità è che i cambi di campo sono considerati a torto i non-luoghi del tennis, brevi pause adatte giusto a darsi un’asciugatina – un tempo non ci si sedeva neppure – mentre in quei 90 secondi può succedere qualsiasi cosa. E spesso proprio lì i giocatori rivelano molto di se stessi.
Le letture colte di Courier
C’è chi come Serena Williams e Stan Wawrinka si fa servire un caffè per darsi una svegliata: è successo rispettivamente in Fed Cup e al Masters 1000 di Parigi (ma Nastase arrivò addirittura a consumare un’intera colazione per protestare contro chi l’aveva mandato in campo alla mattina) o chi come Nadal ne approfitta per sistemare in maniera ossessiva le bottigliette d’acqua. Arthur Ashe durante la finale di Wimbledon del 1975 arrivò alla meditazione trascendentale, la testa coperta da un asciugamano, mentre Justin Henin in momenti ben precisi del match srotolava i pizzini che le aveva consegnato il suo coach Carlos Rodriguez.
L’ex n.1 Jim Courier durante il Masters del ’93 si mise a leggere in campo «Maybe the Moon», un racconto di Armistead Maupin. «La stagione era finita, ero cotto e non sapevo cosa fare», spiegò poi. «Tutti rimasero sconvolti anche perché si trattava di letteratura impegnata e non di roba alla Grisham...». Pete Sampras a Wimbledon, nel 2002, cercò inutilmente di scaricare la tensione mandando un sms alla moglie – stratagemma usato anche da Tommy Haas – ma finì comunque per perdere contro il carneade svizzero Bastl, mentre Jan Gunnarson a Montecarlo si beccò un warning dal giudice di sedia perché sfogliava un quotidiano (l’americano Vince Spadea preferiva i rotocalchi).
Pausa pipì a Scottsdale
Karsten Braasch occasionalmente fumava una sigaretta, mentre Mark Knowles a Scottsdale fece di peggio. «Aveva finito le pause per la toilette – racconta il suo compagno di quella volta, Mark Woodforde – e a un tratto mi accorsi che mi fissava come in trance. “Cosa succede?” gli chiesi. “Dammi un secondo”, rispose. Poi fece scivolare un tubo di palline vuoto sotto l’asciugamano con cui si era coperto i pantaloncini...». Che incubo – o che sollievo, fate voi – certi cambi di campo.