La Stampa, 20 novembre 2015
La diciassettenne che s’è procurata un aborto e poi ha seppellito il feto in una buca
Una fossa larga non più di mezzo metro, in un campo a trenta chilometri da Padova, è diventata la tomba di un feto, sepolto dalla madre che lo aveva abortito. Lei, un ragazzina di 17 anni di Trebaseleghe, piccolo centro dell’Alta Padovana, non la sentiva di gestire quella situazione e dare spiegazioni a mamma e papà. E con una decisione tremenda ha nascosto il suo dramma sotto terra, probabilmente aiutata da qualcuno e con il consenso del fidanzatino 18enne.
La ragazza si era presentata all’ospedale di Camposampiero mercoledì sera, in preda a un’emorragia e a forti dolori addominali. Aveva fornito un’identità falsa, senza dire nulla di quel segreto tragicamente sepolto a pochi metri da casa. La macabra scoperta è toccata ai carabinieri, allertati dai medici. La ragazza, di origini albanesi, è stata denunciata assieme al fidanzato. Dall’esito delle indagini del medico legale sul feto dipendono i capi d’imputazione a carico dei due giovani, che vanno dall’ipotesi di infanticidio al procurato aborto, fino all’occultamento di cadavere, nel caso si fosse verificato un aborto spontaneo e qualcuno avesse cercato di far scomparire il corpicino del nascituro. La ragazza resta ricoverata all’ospedale di Camposampiero in osservazione. Come il suo fidanzato, è ancora in stato di libertà, e sul caso si sta muovendo la Procura dei minori di Venezia.
Gli accertamenti medici e le prime indagini, ieri, sono serviti a ricostruire con precisione gli eventi a partire dalla serata di mercoledì. Sono da poco passate le 19 quando la ragazza si presenta all’ospedale di Camposampiero con una grave emorragia e un’estrazione di placenta, che i medici fanno risalire a un parto in casa appena avvenuto. Lei, accompagnata dal fidanzatino, tenta disperatamente di riscrivere le ultime ore: dà un nome falso, dice di avere 19 anni, racconta di un aborto spontaneo di un feto appena formato, di poche settimane. È sufficiente una visita medica per capire che quella placenta, di dimensioni notevoli, nasconde un’altra verità. Il reparto allerta la direzione ospedaliera, che a sua volta comunica la notizia alle forze dell’ordine. A questo punto anche la giovanissima mamma cede: confessa a un medico che quel feto non è così piccolo come aveva detto in un primo momento, e dice di averlo tenuto a casa, per dargli una degna sepoltura successivamente. È un’altra bugia, che i carabinieri scoprono l’indomani mattina. Le squadre del comando di Cittadella rinvengono quella buca scavata in fretta e furia in un campo, accanto a un parco giochi per bambini. Il feto è adagiato lì. È piuttosto grande, sui tre mesi.
È l’unica certezza di una vicenda che presenta ancora diversi punti oscuri. Le indagini in queste ore si stanno concentrando sulla famiglia della ragazzina, sul compagno e su altre persone che potrebbero avere aiutato la coppia nell’occultamento del feto, rimasto sepolto una notte intera prima di essere rinvenuto dagli investigatori ieri mattina.