Corriere della Sera, 20 novembre 2015
Alberto Di Monaco, marito, padre e principe. Dice che vuole dedicare più tempo alla famiglia. Ma parla anche di clima, di come Montecarlo stia cambiando e di Beatrice Borromeo, l’italiana al Palais
«Dedicherò più tempo alla famiglia, ai miei gemelli Jacques e Gabriella nel 2016: la verità è che tenere assieme impegni ufficiali e famiglia è difficilissimo». Alberto, principe di Monaco, apre le porte del suo Palais. E, per una volta, si concede le emozioni di un marito e di un padre, oltre alle riflessioni da capo di Stato. E che cosa le piace fare, principe, con i gemelli? «Guardi lei stessa». Prende il telefonino e mostra le foto, «eccoci in vacanza, un mese e mezzo fa in Corsica, le foto le ha scattate Charlène». Nei fotogrammi il principe indossa una t-shirt e i piccoli hanno occhi spalancati sul mondo, sembrano divertirsi. Con loro c’è un triciclo. «Pensavamo si spaventassero davanti alla folla, nelle occasioni istituzionali, invece sono a loro agio. Specie Jacques è curioso di tutto. Iniziano a dire qualche parola, incomprensibile, e cammineranno presto». Ieri, Festa Nazionale di Monaco (a basso profilo, per solidarietà con Parigi dopo gli attentati), i gemelli si sono affacciati al balcone del palazzo con mamma e papà ( eccoli nella foto accanto). Pronti a spegnere la loro prima candelina il 10 dicembre. «È stato emozionante quando li ho avuti fra le braccia, indimenticabile: ho voluto stare accanto a Charlène nella sala d’ospedale dove sono nati. È stata coraggiosa, forte. Le prime parole per lei? Credo di averle detto è meraviglioso, grazie …». Quand’è che la famiglia di un principe si «riunisce», nel quotidiano? «Dipende dagli impegni dell’agenda di Stato, ogni giorno ne ho almeno dieci, senza contare dossier e viaggi ufficiali. In più, poiché la famiglia si è allargata servono nuovi spazi per i bimbi... e le stanze dell’ala privata al Palais non sono mai state cambiate dagli anni ‘50: così adesso il Rocher è un cantiere. E per risparmiare ai piccoli rumori e polveri spesso vanno con Charlène nella tenuta di campagna (a Roc Agel, ndr ). Li raggiungo appena posso, anche se con il traffico di Monaco...». La piccola ha un nome italiano, Gabriella. «È italiano certo, ma Charlène ed io conosciamo anche delle Gabriella in altre parti del mondo. Ma sì, il nome all’italiana ci piaceva più della versione francese con la “e”».
L’italiana al Palais
A proposito di Italia, con nozze da fiaba è entrata in famiglia Beatrice Borromeo. «È intelligente, con saldi valori e grande umanità, sono felice di averla accolta e spero che con Pierre avrà una meravigliosa famiglia. Si può in effetti dire che i legami con l’Italia ne siano usciti rafforzati, anche se tutto è già scritto nella storia». I Grimaldi partirono da Genova nel 1297 per espugnare la Rocca, e dei Grimaldi si sposarono a Milano, con nobili lombarde, nel ’600. Una storia di 7 secoli e una testimonianza viene dagli affreschi della Galleria d’Ercole al Palais, in corso di restauro. Sono quelli sui quali si affaccia la finestra inquadrata per lo scatto-ricordo delle nozze di Pierre Casiraghi e Beatrice. E il contrasto delle pitture antiche con il via vai di minicar elettriche per il disbrigo della quotidianità alla fortezza rende bene il senso del «tempo lungo» alla Rocca. Tra poco ci sarà la conferenza sul clima Cop21. «Con la mia fondazione Fpa2 da 10 anni lavoriamo in questa direzione – ricorda Alberto —, sono oltre 350 le iniziative lanciate. L’ultima è il Blue Ocean Film Festival: film e documentari sui rischi del climate change».
Una «famiglia sul trono». Così Walter Bagehot, storico direttore dell’Economist e costituzionalista, nell’800 parlava della Royal family di Londra. Anche per Monaco è sempre stata questa la ricetta del successo. «La famiglia è importante, e per un Paese come il nostro conta anche il sentimento di famiglia allargata con i concittadini e i residenti stranieri. Perché, essendo piccoli, abbiamo capito che solo uniti, stretti da un legame saldo avremmo potuto resistere nei secoli a minacce e situazioni difficili».
Una famiglia sul trono
Charlène l’aiuta? «Certo, mi aiuta molto, anche se all’esterno spesso non appare. E anche se in questo ultimo anno si è dedicata tutta ai bambini e ho pensato che le sarebbe stato indispensabile diradare gli impegni pubblici. Ma dal 2016 tornerà in prima fila nella vita del Principato, a occuparsi della sua Fondazione e dei suoi progetti». Anche la moda? Proprio lei, principe, ci aveva detto del sogno di Charlène di fare di Monaco una destinazione del fashion set. «È così, e dopo le sfilate a Monaco di Vuitton e Dior, ha in corso trattative per portare nel Principato un’altra maison. Nessuna concorrenza con Milano o New York, c’è spazio per tutti. Costruiremo anche una via dello shopping dove c’era lo Sporting d’Hiver». In effetti il carré d’or attorno a Casinò, Hotel De Paris ed Hermitage (con il MonteCarlo Bay e il MonteCarlo Beach i fiori all’occhiello di Sbm, la cassaforte turistica del regno) è un cantiere. «Solo il nome Montecarlo non basta più, a prezzi convenienti si può partire per posti esotici». Ma perché demolire lo Sporting d’Hiver per far largo al progetto di Rogers Stirk Harbour + Partners ? «Anche per il desiderio di nuovi residenti di una casa nel cuore di Monaco».
Il Principato è sempre più globale: la cinese ParkView Collection è sponsor della fondazione del principe, e Galaxy group del cinese Lui Che-Woo, ha preso il 5% di Sbm, controllata al 70% dallo Stato (un altro 5% è di Lvmh). Poi, nei piani, c’è l’estensione in mare, al Larvotto. «Ho soppesato varie ipotesi, la più saggia è estenderci davanti al Grimaldi Forum che sarà così ampliato per ospitare eventi di maggiori dimensioni. Inizio lavori forse a febbraio 2017. Costo, tra 1 e 3 miliardi di euro». Proprio il Forum nel 2016 allestirà una grande mostra su Francis Bacon, «perché arte, shopping e moda fanno parte di quella qualità della vita che ci chiedono monegaschi e residenti. E perché alcuni collezionisti che hanno scelto Monaco vorrebbero poi affidarci i loro tesori: dobbiamo prepararci, e in fondo l’arte è di casa qui». Già, dai Balletti russi a Colette che amò il regno «dai confini fatti di fiori». Confini che nel 1956 varcò Grace: nel 2016 saranno 60 anni da quando Ranieri l’accolse con delle margherite. «Sessant’anni…il tempo è veloce. Presto i ricordi di mamma torneranno a casa, al porto ci sarà un museo per lei e la storia dei Grimaldi».