la Repubblica, 20 novembre 2015
La vittoria dell’annoiato Federer, a cui forse conveniva perdere
Vecchissimo amante del Tennis, mi domando se questo sia un torneo, o non piuttosto un’esibizione agonistica, un termine che suggerii a Carlo Della Vida, il massimo organizzatore italiano, la persona che resuscitò, nel 1950, i Campionati Internazionali di un’Italia squalificata per il suo comportamento in guerra.
Oggi, sulla pubblicità consegnata a un pubblico che non pare aver mai avuto conoscenza di un torneo a Wimbledon, erano iscritte le varie possibilità dei due gruppi, intitolati a Smith e Nastase, il primo dei quali disputava le sue ultime partite. Le possibili varianti erano solo sette, nel caso in cui Federer e Djokovic, sin qui il primo e il secondo – a pari con Nishikory – avessero perduto i loro match. Risparmio le 7 eventualità per non esaurire le righette a disposizione, ma vi assicuro di aver visto raramente un Federer così indifferente, se non verso la fine del set decisivo. Se avesse infatti perduto, Federer si sarebbe egualmente qualificato, probabilmente contro Nadal o contro il vincitore del gironcino chiamato Nastase, e cioè Wawrinka o Murray, in gara oggi. Simili possibilità, nel passato, hanno addirittura spinto qualcuno dei campioni a perdere volontariamente la propria partita, scegliendosi così, di fatto, l’avversario delle semifinali. Il ricordo più vivo è quello di Lendl, che si fece battere apposta da Connors, al Madison Squadre Garden 1980, per incontrare in semi il mediocre Gene Mayer, e accedere così alla finale contro Borg. Fu la volta in cui appresi che gli americani chiamano un coniglio col nome del pollo, chicken, perché questa fu l’offesa che Connors gettò pubblicamente a Lendl. Per continuare con le citazioni negative di una vicenda dissimile dalle regole del Tennis con la T maiuscola, ricordo che 21 volte su 45 il Masters è stato vinto da un giocatore sconfitto nelle eliminatorie.
Per continuare con Federer, nel 2007 rimasi incredulo nel vederlo battuto da Mano de Piedra, all’anagrafe Ferdinando Gonzales, che affermò in seguito «Per una volta su 13 che riesco a battere Federer, questo mi vincerà il torneo». Come avvenne. Non vorrei che il lettore occasionale ricavasse da simili aneddoti l’opinione che il tennis sia ormai un gioco sporco, tipo calcio. È questa oscena formula, è la macchina da dollari del Masters, che produce incontri poco attendibili. Dopo che si saranno correttamente qualificati Federer e Djokovic, quale avversario potrebbe scegliere Nadal per la semifinale? Vincendo o perdendo contro Ferrer? Per ritornare al tennis giocato, contro il giapponesino Nishikori ancora speranzoso di qualificarsi, in caso di un Djokovic battuto in serata, Federer è stato a tratti addormentato, a tratti sublime, soprattuto alla fine. Tantochè meriterebbe probabilmente il titolo di questo Masters, se non si giungesse per la ottava volta su quindici a un tennista battuto nelle eliminatorie che ribatte il suo vincitore. Che sia il caso di Djokovic?