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 2015  novembre 20 Venerdì calendario

Inseguendo i bracconieri per il mondo. “Racing Extinction”, un documentario che racconta il massacro di squali, tigri ed elefanti, per impedirne lo sterminio

Un uccellino tutto colorato sta intonando un canto suadente, un richiamo d’amore che rimarrà senza risposta. L’ultima femmina è già morta. E lui è rimasto l’unico esemplare: con la sua fine si estinguerà quella specie vivente. Siamo nelle isole Hawaii e quel tipo di uccello si chiama, anzi si chiamava, «o’o». Di lui e della sua stirpe rimarrà solo il canto registrato e conservato negli archivi da alcuni naturalisti impegnati a salvare il ricordo di alcuni animali oltre che a lottare per impedirne lo sterminio. I suoni e le immagini della triste fine degli uccelli o’o dell’isola Kauai aprono un film documentario di forte impatto che, nella volontà dei suoi produttori, vorrebbe avviare una rivoluzione culturale per portare milioni di persone a una maggiore conoscenza del pericolo di estinzione di numerose specie animali e di quanto ognuno possa fare per impedirlo. Racing Extinction, diretto e interpretato dal premio Oscar Louie Psihoyos, sarà mandato in onda in contemporanea in 220 Paesi di tutto il mondo, il 2 dicembre (uno dei giorni in cui a Parigi si tiene il vertice mondiale sul clima), sui canali Discovery Channel: in Italia tasti 401 e 402 della piattaforma Sky, alle ore 21. L’intento è di raggiungere attraverso la tv, in un solo giorno, seguendo il fuso orario, partendo dalla Nuova Zelanda, un miliardo di persone. E, successivamente, di rendere virale il documentario sul web anche con iniziative in cui sono stati coinvolti personaggi dello spettacolo e dello sport. In Italia testimonial è Patty Pravo che dirige il coro dei piccoli cantori di Milano sulle note de I due liocorni da cui scompaiono i nomi degli animali.
Per rendere il documentario avvincente in modo che il messaggio arrivi a più persone possibili, soprattutto ai giovani, il regista Psihoyos (fotografo di National Geographic e altri magazine) si è un po’ immedesimato in James Bond. Armato di microfoni nascosti e telecamere di ultimissima generazione, ha smascherato trafficanti di squali senza scrupoli, filmato pescatori di pesci in via di estinzione, mostrato pareti di teste mozzate di tigri portate illegalmente negli Usa. Un film (costato 5 milioni di dollari, trovati grazie a benefattori) toccante, emozionante, che cerca di spiegare le conseguenze della caccia indiscriminata (senza posizioni estremistiche). «Moltissime specie si sono già estinte – spiega Louie durante l’incontro con i giornalisti arrivati a New York per la première del film – entro dieci anni non esisteranno più gli elefanti, molti tipi di farfalle, rane, scimmie, lupi, felini, insetti sono in pericolo. E la responsabilità è solo dell’uomo».
Ammirare una splendida manta che nuota nel mare azzurro e assistere al suo massacro a colpi di machete non può lasciare indifferenti. «E questo è il nostro obiettivo – spiega il produttore Fisher Stevens (anche regista e attore in serie come Lost) – Agiamo sulle emozioni. La gente si deve arrabbiare, indignare, e rivoltare contro chi compie queste stragi, contro i governi che lo permettono, contro le società che inseguono solo i propri interessi economici. Solo la forza dell’opinione pubblica può fermarli: grazie al nostro documentario The Cove (premio Oscar nel 2009), per esempio, la mattanza dei delfini in Giappone si è ridotta del 75%. Salvare gli animali in via di estinzione significa salvare il mondo e lasciarlo alle generazioni future. E a chi dice che questo non è economicamente sostenibile, rispondiamo che sono tutte balle e mostriamo esempi di riuscite conversioni industriali». Ma come si convincono i pescatori indonesiani per cui la caccia alla manta è l’unico mezzo di sostentamento? «Abbiamo domandato -risponde Steven- cosa vi serve? Insomma ognuno può fare qualcosa... «Il primo passo -dice ancora Louie senza accenni di integralismo- è mangiare meno carne, uova e formaggi. Un giorno da vegetariani corrisponde a molte emissioni inquinanti in meno. Voi in Italia da questo punto di vista siete già molto avanti». Certo è che di fronte a ristoratori che servono sushi di squalo al costo di centinaia di dollari, nessuna predica regge... «Infatti facciamo parlare le immagini: distese di pinne di squali lasciate essicare al sole».Immagini che sono arrivate in Vaticano e che potrebbero anche essere viste dal Papa, almeno così vorrebbero i produttori che sperano addirittura in un aiuto di Francesco per la loro campagna.