il Giornale, 20 novembre 2015
«C’è l’Isis alle porte e questi processano ancora Silvio?». Lo scoramento di quelli di Forza Italia
Una odissea infinita. Silvio Berlusconi incassa la nuova richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Milano, nell’ambito dell’inchiesta Ruby-ter, non senza amarezza. La sensazione che trapela dai commenti fatti dal presidente di Forza Italia a margine dei vari incontri bilaterali avuti in giornata è quella di una persecuzione infinita, di una ossessione ai suoi danni destinata a durare forse per sempre, anche attraverso lo strumento delle scatole cinesi giudiziarie. La convinzione è che il Paese sia «stanco di questo accanimento» su circostanze assolutamente private, una nuova offensiva che prende corpo proprio quando il centrodestra si sta rilanciando con la manifestazione di Bologna e il vertice romano con tre leader. L’altro elemento che ricorre nei commenti dell’ex premier è l’ironia amara sulla gerarchia delle priorità dettata dalla procura di Milano, impegnata a occuparsi delle cosiddette «olgettine» in un momento in cui il mondo è in fiamme.Con l’hashtag #stranepriorità è Giovanni Toti a riassumere in due righe su Twitter il disappunto di tutta Forza Italia per l’ultima grana giudiziaria del Cavaliere: «Nel mondo l’emergenza è il terrorismo. Alla procura di Milano l’urgenza è chiedere ennesimo rinvio a giudizio per Berlusconi». Sono molti i parlamentari azzurri che, come il presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Fi, si chiedono come sia possibile che i magistrati si ostinino su Berlusconi con l’Isis alle porte. La risposta è unanime: accanimento giudiziario. Un vecchio cavallo di battaglia di certi pm, rispolverato per l’occasione ora che l’ex premier si sta riaffacciando sullo scena politica. Forza Italia si schiera compatta al fianco di Berlusconi e contro i pm tornati all’attacco nonostante l’assoluzione già incassata dal Cavaliere nel primo processo Ruby. Ora ci riprovano con il Ruby-ter. «Un processo al processo», lo chiama Jole Santelli. I magistrati, per la deputata di Fi, «in palese violazione di legge instaurano un procedimento parallelo che ha l’obiettivo di mettere in discussione una sentenza di assoluzione confermata della Cassazione». Le parole chiave delle dichiarazioni degli azzurri sono «attacco giudiziario» e «ossessione». Mariastella Gelmini parla di «giustizia utilizzata come una mannaia per falciare gli avversari». Anche Nunzia De Girolamo accusa la magistratura di usare i suoi poteri a fini politici: «Evidentemente – dice – non gradisce troppo il ritorno in campo del nostro presidente». Durissima Daniela Santanché: «Una parte della magistratura non smetterà mai di fare persecuzione politica nei confronti di Berlusconi, sono terrorizzati dal suo consenso». La tempistica della richiesta di rinvio a giudizio è sospetta per Cosimo Sibilia. Non è una semplice ossessione quella dei pm per Berlusconi, osserva il senatore, ma un’«ossessione patologica». E attacca: «Ogni qual volta torna vincente sullo scenario nazionale e internazionale arriva puntualmente la doccia punitiva della magistratura di sinistra». La portavoce di Fi alla Camera, Mara Carfagna, si dice certa che anche questa volta il Cavaliere uscirà a testa alta dall’inchiesta «sconfiggendo ancora chi continua ad usare la giustizia per meri fini politici». Maurizio Gasparri parla di un accanimento giudiziario che ignora «assurde persecuzioni e assoluzioni del passato». «Con tutte le emergenze criminali e terroristiche che si devono fronteggiare – aggiunge il senatore azzurro – per qualcuno la priorità resta la lotta togata a chi si considera un avversario politico». Il refrain torna con Francesco Giro («Solita storia che si ripete con il nemico di sempre») e con Paolo Russo («Non c’è alcun senso della realtà, solo la voglia di attaccare un avversario»). Un’«accusa assurda, marziana, grottesca», quella ipotizzata dalle toghe, secondo Renato Brunetta. Il capogruppo Fi alla Camera è convinto che la procura sia tornata ad usare «gli strumenti di cui dispone a fini di lotta politica». Una «marcia chiodata», la chiama Deborah Bergamini, ripartita «proprio quando il leader dei moderati torna sulla scena pubblica in un momento così grave per l’Italia e l’Europa tutta».