Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 20 Venerdì calendario

Un guardaroba dalla 48 in su

Tre ruote e un guardaroba dalla 48 in su. Mantelle, abiti “ovetto”, maglie a campana, gilet, jeggings aderenti come un jeans skinny ma morbidi come un leggings. Ma anche stivali con il gambale ampio per polpacci importanti. Tutto sull’Ape “Stilealleforme” che gira per Roma vendendo collezioni comode da giorno e da sera. L’idea è di Giulia Tantone, neppure quarantenne romana oltre 1,80 di altezza, che, del suo peso ha fatto una battaglia pubblica e privata. Fin da bambina sovrappeso ha deciso, dopo anni e anni di frustrazioni nei negozi “normali” di abbigliamento, di mettersi alla guida dell’ape e di andare, ogni mattina, incontro a tutte le altre donne come lei (www.stilealleforme.it).
RIVOLUZIONE
On line presenta le sue proposte morbide Annalisa Di Piero, stilista e costumista teatrale romana (molto magra) che ha scelto di mettere la sua creatività nei modelli che valorizzano corpi tondi e abbondanti (www.pluralefemminile.com). Casacche che scivolano, tute in velluto che avvolgono la figura e la ingentiliscono, abiti in jersey che “cadono” come si deve anche su chi sfiora i cento chili, giacche di raso per la sera, cappotti rossi, tubini doppio colore con tagli ad hoc all’altezza del seno e dei fianchi. «Basta con il nero a tutti i costi – spiega Annalisa – non è obbligatorio mettere camicioni ampi e vestirsi sempre di scuro se si hanno forme generose. Bisogna osare e questo si può fare con l’uso corretto della stoffa, anche il velluto e le paillettes».
Giulia scherza e dice di essere una «portatrice sana di curve». «Entravo nei negozi e mi dicevano che non potevo trovare abiti per me nei negozi “normali” – racconta – e non voglio dire come ero guardata. Non chiedevo di trovare tutto ovunque ma, almeno non essere trattata così. Eppure, di persone, che indossano anche taglie oltre la 54 o 56 ce ne sono in giro. Certo cominciano ad esserci anche negozi specializzati e la grande distribuzione ha messo l’angolo grandi taglie. Ma io volevo parlare con le donne come me e, così, ho attrezzato l’Apetta, sono l’unica in Italia, e via come i miei vestiti comodi».
Ma non troppo. Perché c’è il pantalone attillato da abbinare alla maximaglia, il mini abito, una proposta chic color fucsia e il laminato da sera. Basta frugare nel furgoncino dove si trovano anche stivali conformati per chi ha problemi nel tirare su la lampo.
SOLIDARIETÀ
È un mondo allegro quello delle taglie comode o delle donne “curvy”. Non perché “grasso è bello” ma perché il saper convivere serenamente con una linea che il mondo generalmente guarda con sospetto rende più forti, più sicure, più scanzonate. E solidali. Tanto che Annalisa Di Piero e Giulia Tantone hanno deciso, per un giorno, di unire le forze (una sfilata grandi forme) con un obiettivo comune: aiutare un ospedale, in Zambia, che non ha niente. Quello di Kakoso Chililabombwe, l’unico esistente nella zona al confine con il Ciad. Un solo medico, una piccola squadra di infermieri e molti volontari per oltre trecento pazienti che bussano ogni giorno a quella porta.
Annalisa e Giulia hanno mandato i loro modelli in passerella all’hotel Modigliani di Roma messo a disposizione per la causa da Giulia Bondolfi e Marco Di Tillo i proprietari. Alla guida del progetto don Paolo Tammi parroco di San Pio X alla Balduina (www.amicididagama.it): «Chiedono aiuto soprattutto donne e bambini, molti dei quali malati di Aids». «Perché lì, dove le donne sono costrette a partorire per terra – aggiunge Giulia Bondolfi che ha visitato l’ospedale – manca il generatore, ma anche i ferri chirurgici, le lavatrici. E una sala per i malati infettivi».