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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Andiamo a vedere come se la cava Filippo Nogarin, il sindaco del M5s che governa Livorno

«Ne vedrete delle belle» disse Filippo Nogarin appena eletto sindaco di Livorno, nel giugno 2014. Annunciò sfracelli e rivoluzioni: un bel pacco di promesse rimaste sulla carta o, meglio, in Rete. Il primo sindaco a cinquestelle della città da sempre guidata dalla sinistra è stato aggredito dalla realtà e le contraddizioni fra la teoria del M5s e la sua applicazione, una volta al governo, sono esplose.
I grillini avevano annunciato lo stop al sistema degli «amici degli amici» caro al Pd, ma quando c’è stato da nominare l’amministratore delegato dell’Aamps, la società partecipata dei rifiuti che trabocca di debiti accumulati durante le precedenti amministrazioni di sinistra, è stato scelto Marco Di Gennaro, un perito informatico con zero esperienza in fatto di rifiuti ed ex candidato «trombato» alle elezioni europee del M5s, che secondo statuto non poteva essere riciclato per altri incarichi pubblici (si è dimesso qualche mese dopo). Come direttore della Fondazione teatro Goldoni, invece, è stato scelto Marco Leone, uomo di teatro ma soprattutto amico di Nogarin.
Il sindaco da mesi è in guerra con parte del potente meet-up locale, la dirigenza del Movimento che vuole mettere bocca nelle sue decisioni insieme al gruppo consiliare del M5s. In aula c’è stata persino la bocciatura del bilancio consolidato presentato da Nogarin, perché mancavano i dati dell’Aamps, la municipalizzata dei rifiuti. Fin dalle prime settimane di mandato, il meet-up si era messo di traverso, chiedendo la rimozione dell’assessore all’Ambiente Giovanni Gordiani, un ex iscritto del Pd pistoiese che aveva partecipato alla selezione pubblica per far parte della giunta livornese. A metà novembre, dopo mesi di logoramento, Gordiani aveva consegnato al sindaco una lettera, pubblicata dal Tirreno, per annunciare le dimissioni. «L’ambiente e la mobilità, che dovevano essere il nostro fiore all’occhiello sono stati oggettivamente penalizzati». Poi, il riferimento al duello permanente con il M5s: «Un assessore de facto sfiduciato da parte tua e da parte di un settore del nostro gruppo consiliare – sfiducia a volte associata a latenti campagne denigratorie nei miei confronti – trasmette incertezza agli uffici».
Gordiani, dopo un incontro col sindaco, ha poi rimesso la lettera in tasca, ma chissà quanto reggerà la tregua. L’assessore al Turismo Nicola Perullo, docente di estetica alla Facoltà di Scienze gastronomiche di Pollenzo, potrebbe lasciare invece a dicembre. I due assessori, insieme a un terzo, quello al Bilancio Gianni Lemmetti, sono i principali beneficiari di una delibera tutta scontrini e rimborsi che ha creato malumori nel movimento e anche oltre. La delibera dice che hanno diritto al rimborso per il viaggio i membri della giunta che risiedono fuori città, sindaco compreso visto che ha casa a Castiglioncello. In un anno il totale dei rimborsi è arrivato alla discreta somma di 30 mila euro. «Trovo vergognoso» dice Marco Valiani, consigliere comunale ed ex M5s «sopratutto in un periodo di crisi, che tre assessori della giunta Nogarin prendano rimborsi spese spropositati. Il popolo che diceva “abbassiamo i costi della politica” prende, eccome se prende... Senza ritegno e senza scusanti».
La retorica della riduzione dei costi, però, continua a prosperare. Il sindaco e alcuni membri della giunta, nonché i consiglieri comunali, versano il 10 per cento della loro indennità a un’associazione, Reset. Le risorse servono per «varie esigenze del momento o rese disponibili per progetti che siano indirizzati allo sviluppo locale, ai cittadini bisognosi di interventi». Già, ma l’associazione di chi è? È composta da membri del M5s. Che differenza c’è dunque fra chi nel Pd dà parte dell’indennità al partito e il M5s che li versa a se stesso?
Mentre i grillini si spaccano sugli scontrini, la città resta ferma. I trasporti gratis promessi in campagna elettorale non si vedono. I bus a Livorno si pagano ancora, e anzi l’amministrazione ha tagliato 400 mila euro al servizio pubblico. Nogarin ha spiegato che ci vorranno da cinque a 7 anni per i servizi gratuiti. L’apertura dell’Esselunga, data per imminente dal sindaco l’anno scorso e che avrebbe portato posti di lavoro utili in momenti di crisi come questo, è stata rimandata dall’azienda alla fine del 2017 se non ai primi del 2018. Per ora il «successo» maggiore della giunta è lo stop al nuovo ospedale, il cui progetto rientrava in un accordo di programma sottoscritto prima dell’arrivo dei cinquestelle a Palazzo comunale. Nogarin vorrebbe spegnere anche le due linee del termovalorizzatore e non realizzare la terza. Chiuderlo però vorrebbe dire rinunciare a un bel po’ di soldi: l’anno scorso l’impianto era rimasto spento per manutenzione per quattro settimane e l’azienda di rifiuti calcolò che, nei 487 giorni precedenti lo stop, la valorizzazione energetica di 108 mila tonnellate di rifiuti urbani aveva garantito alle casse dell’Aamps, indebitata per 21 milioni, un ricavo di 4 milioni e 300 mila euro. Alessio Ciampini, giovane consigliere comunale del Pd, ammette le responsabilità della sinistra nella gestione dell’azienda dei rifiuti. L’Aamps ha 11 milioni di euro di crediti inesigibili accumulati nel tempo per morosità. «L’azienda ma anche l’amministrazione» dice Ciampini a Panorama «avrebbero potuto fare di più nel perseguire i soggetti. Stesso problema che si rivede oggi con la nuova amministrazione». Il bilancio 2014 della partecipata non è stato ancora approvato e le tariffe dei rifiuti, per ripianare i debiti, sono già aumentate (Livorno è la città in cui c’è stato l’aumento della Tari maggiore di tutta la Toscana, 43 euro in più rispetto al 2014).
Certo, se il M5s non sta bene, il Pd non se la ride. A Livorno il segretario Matteo Renzi non ha più messo piede dalle elezioni. «Da quant’è che non si fa una direzione di partito?» chiede, tagliente, lo scrittore livornese Simone Lenzi. «Il Pd» dice Lenzi a Panorama «manca le occasioni per fare opposizione e gli manca la capacità di comunicare. La vera opposizione alla giunta la fa il meet-up. Da questo punto di vista, il M5s ha vocazione non maggioritaria, ma totalitaria. Il meet-up si percepisce non come rappresentante di una parte della cittadinanza, ma della cittadinanza tutta. Ed è diffidente verso la casta, cioè adesso anche verso se stesso, visto che governa la città». Ne vedrete delle belle, pardon, delle balle.