Corriere della Sera, 20 novembre 2015
Il premier Manuel Valls teme che adesso il califfo avveleni le acque e uccida i francesi col gas sarin
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI Manuel Valls parla davanti all’Assemblea nazionale che di lì a poco approverà quasi all’unanimità il prolungamento a tre mesi dello stato di emergenza. «L’immaginazione macabra dei mandanti degli attentati è senza limite: fucile d’assalto, decapitazione, bomba umana, coltelli – ricapitola il primo ministro —. Oggi non bisogna escludere niente e lo dico con tutte le precauzioni del caso, ma lo sappiamo e lo teniamo bene in mente: può esserci anche il rischio di armi chimiche e batteriologiche».
La sera degli attentati Manuel Valls, che abita nella zona degli attacchi ai ristoranti e si trovava lì, è stato evacuato verso il ministero cinque minuti dopo gli spari, protetto dagli agenti schierati in posizione di tiro. Da allora guida, su impulso di Hollande, l’azione del governo per impedire nuovi attentati. Ma se il presidente della Repubblica cerca di rappresentare la forza e la solennità dello Stato per rassicurare la popolazione, a Valls tocca il compito di spiegare le misure concrete e di mettere in guardia i cittadini. Lo fa con efficacia, forse anche eccessiva. Ripete di continuo che «nuovi attacchi sono possibili», che «altre squadre di terroristi potrebbero essere pronte a entrare in azione», e ieri all’Assemblea dopo avere elencato i vari e conosciuti metodi di assassinio dell’Isis ha aggiunto la possibile prossima variante dell’arma chimica.
Le autorità si stanno preparando da giorni, il 14 novembre sul Journal Officiel è stata pubblicata l’ordinanza che autorizza la produzione in grandi quantità di solfato di atropina, l’antidoto al gas sarin. La decisione era stata già presa prima degli attentati, in vista della conferenza sul clima COP21 che si aprirà il 20 novembre. I fatti del 13 novembre, la risposta militare francese in Siria e le ulteriori minacce dell’Isis hanno rafforzato i timori. La marcia inaugurale della conferenza, che doveva tenersi il giorno prima dell’apertura ufficiale dei negoziati, è stata annullata, come pure la grande «festa delle luci» che ogni anno riunisce a Lione centinaia di migliaia di persone. Secondo i servizi iracheni e americani, l’Isis starebbe in effetti cercando di produrre armi chimiche, peraltro giù usate in Siria.
Le norme anti-terrorismo approvate ieri dall’Assemblea nazionale consentono di condurre per altri tre mesi le operazioni che dalla notte del 13 novembre a ieri sera hanno permesso 414 perquisizioni, 64 arresti e 705 armi sequestrate (11 delle quali considerate armi da guerra). Previsto poi il blocco dei siti che fanno l’apologia del terrorismo. La sera, in televisione, Valls ha anche dichiarato che «bisognerà riconsiderare Schengen, se l’Europa non si prende le sue responsabilità». Il trattato sulla libera circolazione delle persone vacilla, oggi a Bruxelles il ministro francese Bernard Cazeneuve incontra i colleghi europei per chiedere più controlli alle frontiere esterne ma soprattutto più efficacia in quelle interne. «Tutti devono capire che l’Europa deve riprendersi, organizzarsi e difendersi – ha detto ieri Cazeneuve —. Non stiamo andando abbastanza veloce e lontano». Cazeneuve ce l’ha soprattutto con il Belgio, che non riesce a condividere a sufficienza le informazioni sulle persone sorvegliate. Tra i terroristi di Parigi non c’erano rifugiati, solo cittadini francesi e belgi.