Corriere della Sera, 20 novembre 2015
Il nuovo stato sociale di Kahina, vedova di Samy che s’è fatto saltare al Bataclan
PARIGI Sotto il velo nero che lascia liberi soltanto gli occhi, la Giulietta jihadista è orgogliosa: la scorsa settimana Romeo si è fatto esplodere e lei può vantarsi con le amiche di essere diventata «la donna di un kamikaze». Lei si chiama in realtà Kahina, ha meno di vent’anni e un figlio appena nato o che sta per nascere a Raqqa, in Siria. Il padre del piccolo ha partecipato al massacro del pubblico inerme del teatro Bataclan, venerdì scorso a Parigi; prima di attivare la sua cintura esplosiva. Via sms, Kahina avrebbe comunicato ad amici e parenti la sua nuova, privilegiata condizione sociale nel Califfato: vedova dell’uomo-bomba di cui tutto il mondo parla, il ventottenne Samy Amimour, fino al 2012, un conducente di autobus a Parigi.
Galeotta fu la fermata alla quale, tre anni fa, salì una quindicenne velata di Blanc-Mesnil, 24 chilometri a nord est di Parigi. «Portava il niqab e, siccome era alta, lui ha pensato che fosse più adulta» ha raccontato la sorella di Samy, Maya, al quotidiano Le Monde, dopo le 36 ore di interrogatori cui è stata sottoposta tutta la famiglia Amimour, residente a Drancy.
Cresciuti entrambi nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, vicino alla capitale, Samy e Kahina hanno preso assieme la via della radicalizzazione. Il ragazzo è partito per arruolarsi nell’armata del Califfo nel settembre del 2013. Era sfuggito alla libertà vigilata cui era sottoposto per le sue inclinazioni jihadiste, e comunicava con la famiglia via Skype, cercando di convincere Maya, a seguirlo. Ma, al posto della sorellina, è arrivato il padre, Mohamed, 67 anni, commerciante francese di origini algerine, che nel giugno dell’anno scorso, nella speranza di convincerlo a tornare a casa, si è spinto fino nella tana dei miliziani, a un’ora da Aleppo. Programmato dall’Isis come un robot omicida, Samy ha respinto gelidamente tutti gli sforzi paterni e Mohammed è tornato, solo, a Parigi.
Le notizie continuavano ad arrivare dalla Siria: Samy raccontava di essere stato dotato di cinture esplosive, al posto degli Ak47, e di essersi ferito a una gamba con la dinamite. Manteneva contatti regolari soprattutto con Maya, 21enne: «Ho sognato che esplodevi» lo ha informato lei, angosciata. «Contro la mia volontà?» ha domandato il fratello. No, ha risposto Maya. «Allora è una bella morte!» ha concluso lui. Poi le ha chiesto di pagare il viaggio di Kahina a Raqqa: voleva sposarla. Maya ha obbedito ed è finita 4 giorni in cella, perché sospettata di essere a sua volta in partenza. Ma Samy stava già preparando il suo viaggio di sola andata per la Francia. In agosto ha affidato Kahina, incinta, ad alcune donne dell’Isis ed è tornato per colpire la Parigi che conosceva palmo a palmo. Senza che lei cercasse di dissuaderlo, fiera di diventare una «vedova di kamikaze».