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 2015  novembre 20 Venerdì calendario

I morti dell’operazione Saint-Denis non sono due, come abbiamo scritto tutti ieri mattina, ma tre, e il terzo cadavere appartiene proprio a Abdelhamid Abaaoud, la mente di tutta l’operazione di venerdì 13

I morti dell’operazione Saint-Denis non sono due, come abbiamo scritto tutti ieri mattina, ma tre, e il terzo cadavere appartiene proprio a Abdelhamid Abaaoud, la mente di tutta l’operazione di venerdì 13. Il suo corpo, emerso dalle macerie dell’appartamento di rue Courbillon, era crivellato di colpi. il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernandez Diazha, ha rivelato che Abaaoud - detto Abu Umar - stava lavorando sulla comunità musulmana spagnola, cercando di persuadere le donne a trasferirsi nello Stato islamico per ripopolarlo. Quindi hanno avuto ragione gli americani che avevano subito diffuso, attraverso il “Washington Post”, la notizia che Abu era rimasto ucciso nell’operazione Saint-Denis. I giornalisti del “Washington Post” l’avrebbero saputo da due fonti qualificate dell’intelligence belga che avevano passato la soffiata al fiammingo De Standaard.

A rue Courbillon c’è stato un altro morto.
Dovrebbe essere proprio Salah Abdeslam, l’“ottavo uomo”, il terrorista cercato dalle polizie di tutta Europa per la parte avuta nell’eccidio di venerdì 13. La risposta sull’identità di Abdeslam dovrebbe arrivare dall’esame del dna comparato con quello dei suoi famigliari residenti a Parigi. Se Salah fosse davvero morto, le forze dell’ordine francesi potrebbero vantarsi di avere annientato il commando responsabile dei massacri della settimana scorsa.  

È un vanto che non so quanto impressioni il califfo. I militanti della cellula che ha operato al Bataclan e negli altri posti erano comunque votati alla morte. Forse sarebbe stato più utile arrestarli prima, se le intelligence dei paesi avessero collaborato.
Il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha detto che su Abaaoud non è arrivata nessuna segnalazione da nessun servizio dell’Unione europea. «Non abbiamo avuto inidizi sui suoi spostamenti e sulla possibilità che fosse arrivato in Francia. Soltanto il 16 novembre, dopo gli attentati di Parigi del 13, un servizio di intelligence di un Paese al di fuori dell’Europa ci ha segnalato di essere a conoscenza della sua presenza in Grecia». Però lei ha torto a sottovalutare la morte di questi due personaggi, Salah e Abu Umar.  

Perché?
Erano due operativi, due intelligenze piantate dal califfo in Europa. Abdelhamid Abaaoud sembra coinvolto in quattro dei sei attentati che i francesi hanno sventato negli ultimi sei mesi. Il canovaccio è sempre lo stesso. «Sono organizzati all’estero, con terroristi addestrati all’estero che poi vengono rimandati in Francia», ha detto Cazeneuve. Abdelhamid, belga di nascita e francese di cittadinanza, aveva 27 anni, era cresciuto nell’ormai famoso quartiere-ghetto di Molenbeek, dopo i falliti attentati di Verviers la polizia lo aveva fermato, non lo aveva riconosciuto e l’aveva lasciato andare. L’uomo parlava così, come sappiamo da un’intervista rilasciata alla rivista dell’Isis “Dabiq”: «Allah mi ha scelto e mi ha inviato in Europa a terrorizzare i crociati che stanno facendo la guerra contro i musulmani. Come sapete, il Belgio fa parte della coalizione dei crociati che attaccano i musulmani dell’Iraq e dello Stato Islamico». Anche Saleh, chiamato in altri casi Salah, era un pezzo grosso. Istruito da Abaaoud  nella solita Molenbeek, la sera di venerdì 13 ha accompagnato la squadra che doveva compiere il massacro al Bataclan fino al concerto e poi s’è allontanato su una Seat nera. Tra le persone che ha accompagnato a quella missione di morte c’era anche il suo fratello minore, Ibrahim. I belgi sapevano benissimo della presenza di questi due e dei loro viaggi a Parigi, ma non hanno detto niente.  

I due si muovevano in autonomia o prendevano ordini dal califfo?
È accertato che la strage di venerdì è stata decisa in Siria, probabilmente come risposta alle sconfitte sul campo patite dagli islamici. Non deve fare meraviglia nemmeno il fatto che molti degli shahid
fossero imparentati tra loro, non solo i due fratelli Abdeslam, ma anche la kamikaze che s’è fatta esplodere al momento dell’irruzione, Hasna Aitboulahcen, cugina in secondo grado di Abaaoud. Il califfo incoraggia le squadre di parenti, perché crede che il legame di sangue renda più difficili i tradimenti e le delazioni.  

Ho sentito che c’è una reazione dei musulmani moderati, i quali si preparano a manifestare contro l’Isis.
Sì, oggi nelle 2.500 moschee francesi si leggerà «un testo solenne di condanna senza ambiguità» preparato dal Consiglio nazionale del culto musulmano. Domani in piazza Santi Apostoli a Roma vi sarà una manifestazione. Titolo “Not in my name” (non nel mio nome), organizzatore la Coreis, ossia la Comunità Religiosa Islamica. Vi saranno molti esponenti politici italiani. Forse addirittura Matteo Renzi.