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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Perché all’improvviso Mosca ha accettato di ristrutturare il debito dovutole dall’Ucraina

Tre miliardi di dollari, da ripagare tutti e subito dietro minaccia di finire in tribunale, ridotti a 75 milioni. Potenza della geopolitica: all’improvviso, Mosca ha accettato di ristrutturare il debito dovutole dall’Ucraina, in scadenza il mese prossimo. «E non solo – dice Vladimir Putin –. Gli abbiamo perfino offerto condizioni migliori di quelle che ci aveva richiesto il Fondo monetario internazionale».
La soluzione presentata ieri da Anton Siluanov, il ministro russo delle Finanze, propone a Kiev il rimborso di un miliardo di dollari all’anno, dal 2016 al 2018, con i 75 milioni di interessi da versare ora entro dicembre.
Questi tre miliardi ci riportano diritti all’origine della crisi ucraina: nel dicembre 2013 Putin li assicurò a Viktor Yanukovich, allora presidente ucraino, per ricompensarlo di aver rinunciato all’accordo di associazione alla Ue. È troppo presto per dire se il dramma di Parigi si rivelerà davvero uno spartiacque per la Russia di Putin e l’Occidente, ora che le divergenze sull’Ucraina lasciano il posto alla necessità di combattere insieme contro l’Isis. Ma l’economia corre più velocemente della politica: e senza aspettare che le speranze di costituire una nuova alleanza contro il terrore si consolidino, già immagina l’abolizione delle sanzioni internazionali che hanno alimentato la recessione russa. Come si può combattere a fianco di qualcuno, e poi farsi guerra sul fronte commerciale?
L’Unione Europea sarà chiamata a rivedere le sanzioni alla Russia nei primi mesi del prossimo anno, gli Stati Uniti invocano cautela: le misure resteranno in vigore finché la crisi ucraina non sarà risolta. Ma ai mercati è bastato vedere i sorrisi che Putin e Barack Obama si sono finalmente scambiati al G-20 di domenica scorsa, o sentire il presidente americano parlare di Putin come di un «partner costruttivo». «Mi sto riscaldando all’idea di rimettere un po’ di soldi sulla Russia», diceva ieri un market strategist all’agenzia Bloomberg. Tra le agenzie di rating, Standard & Poor’s è stata la prima a osservare che la riabilitazione della Russia potrebbe assicurare un riesame del rating, precipitato al livello junk nei mesi scorsi. Da tre giorni, rublo e Borsa di Mosca finalmente festeggiano.
Il clima può bruscamente cambiare di nuovo. Sul fronte economico, a causa del petrolio, il solo con il potere di rassicurare i preoccupanti conti pubblici russi. E quando la tendenza dei prezzi dell’energia resta al ribasso, per il rublo è quasi impossibile andare in direzione opposta. Sul fronte politico, il primo grosso ostacolo tra Mosca e l’Occidente resta appunto l’Ucraina. Un’intesa sul debito è un buon segnale distensivo tra russi e ucraini, cui però si accompagnano le continue provocazioni che ancora rompono la tregua nel Donbass, o l’imposizione di sanzioni reciproche. In Siria, a dividere Putin dai partner restano le divergenze sul ruolo di Bashar Assad e dell’opposizione moderata, bombardata dai jet russi fino a ieri.
La chiave perché questo disgelo resista al venire meno dell’ondata emotiva nata a Parigi sta in una parola pronunciata ieri da Obama, la speranza di una migliore condivisione con la Russia del modo di porre fine alla guerra civile in Siria. Sarebbe un risultato gigantesco. E ancor di più se quella comprensione, superata questa prova, riuscisse ad andare a toccare anche altri confini.