Panorama, 19 novembre 2015
Un’altra brutta botta per l’Abenomics
Un’altra botta all’Abenomics, la dottrina economica del primo ministro Shinzo Abe che avrebbe dovuto risollevare l’economia del Giappone: per la seconda volta da quando Abe è diventato premier, tre anni fa, il Paese va in recessione (la quinta in otto anni). Il Pil giapponese (terza economia mondiale) è sceso allo 0,8 per cento nel terzo trimestre da luglio a settembre, dopo un calo di 1,2 del trimestre precedente.
Secondo gli esperti è una «recessione tecnica», seria ma non drammatica. La dicitura per altro consente al governo di Tokyo di avere una posizione ottimista. Pur con punti deboli, l’economia sta recuperando grazie a lavoro e reddito, a consumi privati ed export. «Malgrado la presenza di rischi, ci aspettiamo un rimbalzo» dice il ministro delle Politiche economiche, Akira Amari. «La debolezza è evidente in certe aree, ma profitti delle imprese e salari stanno crescendo».
C’è però una differenza sostanziale con la recessione precedente. Allora la crisi fu giustificata dall’aumento dell’Iva, una delle tante manovre economiche del governo. In questo nuovo flop, invece, contano motivazioni di natura più ampia, derivanti dalla riduzione degli investimenti delle imprese giapponesi (-1,3 per cento) e dall’incertezza sull’economia cinese. Pechino infatti rallenta e sembra attestarsi anche per il 2016 intorno a un massimo di crescita del 7 per cento, portando così poca fiducia nelle aziende giapponesi che costituiscono in gran parte l’indotto della produzione cinese.
«Due trimestri consecutivi di declino devono essere presi sul serio» ha detto ai giornalisti Sadayuki Sakakibara, presidente della Japan Business Federation. «Abbiamo bisogno di misure tese allo stimolo economico e a politiche serie di crescita».