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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Pasquale Natuzzi, una vita sul divano

SANTERAMO (BARI) – Pasquale Natuzzi è uno degli imprenditori italiani più celebri: è il fondatore della omonima azienda di arredamento, nota in tutto il mondo, e del marchio Divani&Divani. Una realtà che ha vinto la crisi che, nel suo territorio, la Murgia, ha spazzato via tutte le altre aziende del settore.
Natuzzi è un nome che sembra esistere da sempre: ma quando è nato?
«L’azienda è stata fondata da me nel 1959, a Taranto: è diventata famosa nei primi Anni ’90, quando è diventata leader mondiale nella produzione dei divani in pelle ed è stata quotata a Wall Street. Dall’ultimo rapporto di The World Luxury Tracking risultiamo la marca di arredamento più nota al mondo fra i consumatori».
Una passione di famiglia?
«No: mio padre era ebanista, mia madre commerciante: ma loro mi hanno trasmesso l’idea che ogni cosa vada conquistata. Con la cultura del sacrificio e con l’esempio dei genitori, si può partire da un sottoscala: se si ha grinta, serietà e voglia di fare, la povertà non è un problema. È l’educazione al lavoro che conta».
Nascere al Sud è stato un svantaggio?
«Facciamo impresa nel Sud da sempre. Non ho scelto io di nascere qui, ma di restarci, questo sì. Abbiamo una grande ricchezza: le persone, il loro talento, la loro generosità e la voglia di riscatto. Fra Puglia e Basilicata, diamo lavoro a 2.279 collaboratori e a 1.300 dipendenti delle aziende dell’indotto. Senza dimenticare i collaboratori delle nostre concerie in Friuli, della fabbrica di poliuretano e dei nostri punti vendita sull’intero territorio nazionale».
Come si crea una potenza industriale come la vostra?
«Con l’integrazione, svolgendo l’intero processo di “creazione del valore” al nostro interno: abbiamo una struttura di “marketing intelligence” che analizza i trend, un centro stile, una sala prototipi, un laboratorio sperimentale. Controlliamo e lavoriamo direttamente il 92% delle materie prime e dei semilavorati, come pelle, legno, piume naturali e poliuretano».
Qual è la chiave per sopravvivere, in tempi come questi?
«L’innovazione. Ci siamo inventati modelli di progettazione e processi produttivi competitivi, uno stile riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo; abbiamo portato forme leggere e colori in un mercato di nicchia stantio ed elitario come quello del divano in pelle, abbiamo dato vita alla prima catena di negozi in franchising, Divani&Divani by Natuzzi. E continuiamo a innovare i prodotti: l’ultimo è il caso della poltrona Re-vive, che si adatta alle forme e ai movimenti del corpo».
Come siete riusciti ad arginare la concorrenza dei Paesi emergenti?
«Ci siamo imposti di competere ad armi pari con loro e di difendere le produzioni italiane. Per centrare il primo obiettivo abbiamo realizzato all’estero parte delle nostre produzioni; per difendere made in Italy e occupazione abbiamo investito sul marchio Natuzzi: aperture dei negozi in tutto il mondo, pubblicità, innovazioni di prodotto e di processo in Italia, per oltre 600 milioni di euro di investimenti. Oggi Natuzzi è l’unico gruppo globale dell’arredamento con fabbriche in Italia. Cina, Brasile e Romania, 11 uffici commerciali nel mondo, 1.100 punti vendita (fra negozi e gallerie). È un marchio apprezzato dai consumatori dell’intero pianeta».
Il suo segreto?
«Tanto lavoro, tanta passione e tanto amore per la mia terra e per la mia gente. Il cambiamento non mi ha mai spaventato, il “futuro” mi affascina ed è l’orizzonte verso cui oriento tutte le mie decisioni. Ho un ottimo rapporto con tutto ciò che è “nuovo”, ma sui valori non cambierò mai idea. Che futuro può avere un mondo senza valori? Che mondo lasciamo ai nostri figli e ai nostri nipoti, se non ci misuriamo ogni giorno con i temi della sostenibilità, del rispetto della legalità, del ruolo sociale dell’impresa?».