Corriere della Sera, 19 novembre 2015
È normale che un magistrato scriva le sentenze a casa, magari tra un Tg e la cena, utilizzi lo stesso computer a disposizione anche di un familiare e non usi password? Considerazioni a margine del caso Scognamiglio
Anna Scognamiglio non è solo la magistrata coinvolta, insieme con il marito Guglielmo Manna, nell’ultimo caso De Luca: l’ipotesi su cui si indaga è che proprio il consorte abbia contrattato con lo staff del governatore un giudizio benevolo sulla legge Severino. È anche una testimone d’eccezione del nostro tempo. Come lavorano i magistrati? Dove scrivono le sentenze? Qual è il contesto nel quale operano? Meglio di un reporter, Anna Scognamiglio rivela in sostanza il lato privato della funzione giurisdizionale. E lo fa nel modo più semplice che ci sia: aprendo le porte del suo appartamento, offrendo un pezzo della propria intimità familiare (un altro lo aveva già sacrificato quando ha rivelato di vivere da «separata in casa») e lasciandoci avvicinare senza timore di apparire indiscreti alla sua scrivania. Apprendiamo così che per un magistrato italiano è normale scrivere le sentenze a casa, magari tra un Tg e la cena, o forse anche durante «Porta a porta»; utilizzare lo stesso computer abitualmente a disposizione anche di un familiare: nella fattispecie, del marito «separato»; non preoccuparsi di usare una password per evitare che chiunque, anche non intenzionalmente, possa finire per dare un’occhiata a ciò che si sta scrivendo; e consultarsi sempre con lo stesso marito separato, che però è anche un avvocato esperto di diritto amministrativo. Tutto questo lo dice appunto la stessa Scognamiglio nella memoria difensiva già presentata al Csm. Nelle stesse pagine, la magistrata aggiunge anche che è «assolutamente inipotizzabile» che lei abbia potuto compromettere la propria integrità professionale «al solo scopo di favorire la carriera di un uomo che non amo e che ha ferito profondamente la mia dignità di donna, di moglie e di madre». Insomma, consulente informale sì, amato ufficiale no. E va bene. Ma se invece lo amava?