La Stampa, 19 novembre 2015
Va all’asta il Premio Nobel di Quasimodo
Un Nobel all’asta. In Italia non è mai successo, mentre all’estero qualche volta i collezionisti si sono contesi le medaglie consegnate a Stoccolma. Ora però dalla Bolaffi arriva una proposta ancora diversa. Il 2 dicembre prossimo verrà battuto un lotto molto speciale, con tutto ciò che riguarda il Nobel di Salvatore Quasimodo, conquistato nel lontano 1959: la medaglia d’oro col suo nome, il diploma su due fogli di elegante pergamena miniata, le fotografie ufficiali scattate per la cerimonia e naturalmente anche il dvd col filmato, che in sé non ha valore venale e infatti sarà disponibile per tutti on-line.
La base non è trascurabile (50 mila euro) ma il valore suggerito è ben più alto, da 100 a 150 mila euro. Thomas Pynchon aveva scritto L’incanto del lotto del 49, narrando la vendita di un collezione di francobolli. Bolaffi, che pure coi francobolli ha una lunga storia, con l’incanto del lotto 401 (è questo il numero d’asta, unico per il dipartimento Memorabilia, nell’ambito di un più vasta selezione di numismatica) costruisce a sua volta una sorta di narrazione. È la storia di un Nobel italiano, un pezzo di storia letteraria e civile, una scheggia di passato che si ricompone in una trama di oggetti.
Quello che viene definito il settore delle Memorabilia all’estero, soprattutto in America, scatena vere e propria follie, ma in genere si riferisce a personaggi della politica o dello spettacolo. Per restare ai premi dell’Accademia svedese, finora sono state battute, in tutto il mondo, 16 medaglie Nobel (il record è per quella di James D. Watson, premiato per medicina nel ‘62: 4 milioni e 760 mila dollari nel 2014 da Christie’s) ma una sola letteraria: quella di William Faulkner, nel 2013. Fu anche l’unico caso in cui non ci furono acquirenti; restò invenduta.
Ora tocca a Salvatore Quasimodo, chiamato, postumo, a sfidare la sua stessa fama. Tutti i ragazzi italiani, magari con qualche sporadica eccezione, hanno sui libri testo quantomeno i versi proverbiali di «Ed è subito sera», che inaugurarono la raccolta omonima del ‘43 ma comparivano già in coda a una poesia di «Acque e terre», nel 1930: «Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di Sole:/ ed è subito sera». E tutti hanno dimenticato qualche caduta di gusto qui è là, soprattutto nella composizioni successive al ‘45. Quasimodo è stato, giovanissimo, una grande rivelazione negli Anni Trenta, quando si cominciò a parlare della cosiddetta «triade ermetica» (composta oltre che da lui da Montale e Ungaretti), definizione critica ora largamente abbandonata.
Per Carlo Bo, uno dei lettori più attenti, «ogni sua parola è sovraccarica di intenzioni, di storia intima. E spesso rappresenta la vita intera d’un sentimento», come scrisse nel ‘39. Le sue traduzioni dai lirici greci furono considerate – e il giudizio vale tutt’ora – un capolavoro. Poi, proprio dopo il Nobel, l’interesse critico si affievolì. Morì nel ‘68, e gli anni successivi non furono particolarmente teneri con lui e con la sua poesia del dopoguerra, marcatamente «civile». Il figlio Alessandro, intellettuale e attore che ne ha custodito e vegliato la memoria, non vuole entrare nei particolari sui motivi della vendita, ma ci fa osservare che «una medaglia in casa, di questi tempi, serve a poco. Mi piacerebbe che invece tutto questo fosse custodito e valorizzato, magari da un’istituzione».
Ci saranno solo collezionisti stranieri o magari anche istituzioni italiane, a dicembre, per contendersi questi oggetti «parlanti»? E se intervenisse, putacaso, uno scrittore siciliano di grande successo, o un personaggio dello spettacolo? Tutto è possibile, niente è certo.
Intanto Filippo Bolaffi ha preso una decisione. C’è un particolare nella vita di Quasimodo che lo ha colpito. Nato a Modica nel 1901, figlio di un ferroviere, dovette rinunciare all’Università per ragioni soprattutto economiche. Impiegato al Genio civile in giro per l’Italia, si rivelò come scrittore a Firenze anche grazie a Elio Vittorini, che ne aveva sposato la sorella. E molto presto si trasferì a Milano. Così, guardando alla vicenda biografica, la casa d’aste ha deciso una borsa da 20 mila euro per uno studente dell’Istituto Tecnico «A. M. Jaci» di Messina, dove si diplomò il poeta. Coprirà le spese universitarie: non in una città qualsiasi, ma proprio a Milano, dove Quasimodo trascorse metà della vita, e dov’è sepolto.