La Stampa, 19 novembre 2015
La lattina di Schweppes Gold con cui quelli dell’Isis hanno fatto esplodere l’aereo russo
La foto della bomba che ha abbattuto l’aereo russo, due ostaggi giustiziati, il magazine che inneggia ai terroristi di Parigi e il ritorno di John Cantlie con la richiesta all’Occidente di riconoscere lo Stato Islamico: dal Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi arrivano una raffica di messaggi tesi a proiettare un’immagine vincente nello scontro con «infedeli e apostati» al fine di reclutare jihadisti ovunque possibile.
Nemici beffati
L’offensiva di propaganda di Isis segue di pochi giorni il massacro di Parigi e appare ben pianificata, al fine di accrescerne l’impatto. Lo strumento è la pubblicazione del nuovo numero di «Dabiq», il magazine di Isis redatto in più lingue, che si intitola «Just Terror» (Solo terrorismo) con una foto di copertina che esalta la strage del Bataclan. Dentro c’è l’immagine che al-Baghdadi aveva promesso di svelare «quando lo riterremo opportuno» per far sapere come è stato abbattuto il Metrojet russo sul Sinai, uccidendo le 224 persone a bordo. La foto mostra una lattina di Schweppes Gold a fianco di un detonatore e di un interruttore su uno sfondo blu.
L’intento è mostrare l’estrema facilità dell’esecuzione dell’attentato nell’aeroporto di Sharm, rendendo inoltre omaggio ai «mujaheddin» che lo hanno commesso pubblicando una seconda foto: qui si vedono alcuni passaporti russi delle vittime con la didascalia che spiega come «è stata scattata dai nostri combattenti». Ovvero, durante le indagini condotte sui resti dell’aereo dagli investigatori egiziani e russi.
L’offerta di tregua
Farsi beffa del nemico è un altro metodo con cui al-Baghdadi mira a moltiplicare i seguaci, trasmettendogli l’impressione dell’estrema facilità di compiere atti di terrore. Per questo, a fianco della foto della bomba, si spiega che «avevamo pensato di usarla contro un aereo occidentale ma quando sono iniziati i raid russi in Siria abbiamo scelto un aereo russo». Insomma colpiamo chi vogliamo, a piacimento.
La notizia dell’esecuzione dei due ostaggi per cui Isis aveva chiesto un riscatto – il norvegese Ole Johan Grimsgaard-Ofstad di 48 anni e il cinese Fan Jinghui di 50 – viene diffusa con la spiegazione che «sono stati abbandonati dagli infedeli» perché nessuno ha voluto pagare per liberarli. Nelle foto, i due ostaggi appaiono in abiti gialli simili a quello indosso a John Cantlie, il giornalista britannico divenuto megafono del Califfo, ripreso da «Dabiq». Cantlie non si vedeva da maggio, in molti si erano chiesti cosa gli fosse avvenuto ed ora ricompare non all’aperto ma dentro una camera, con la veste dei prigionieri, mentre scrive un lungo documento destinato all’«Occidente» incentrato su una richiesta politica: «È arrivato il momento di riconoscere il territorio di Isis come Stato legittimo dichiarando la tregua». Quasi un’offerta da parte del Califfo, che si sente in posizione di forza.