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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Schiaffo di Putin a Obama: «I suoi raid sono volutamente deboli»

«Gli Stati Uniti fanno un gioco pericoloso in Siria, evitando di nuocere troppo a Isis»: è il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a lanciare alla volta di Washington l’accusa di «voler sfruttare i terroristi contro Bashar Assad» consentendo ai jihadisti del Califfo di «rafforzarsi». È il più duro affondo del Cremlino nei confronti dell’amministrazione Obama ed arriva all’indomani dell’ordine dato da Vladimir Putin alla flotta del Mediterraneo di operare assieme alla forze francesi «come si fa fra alleati».
Dai teleschermi del canale tv «Rossiya 1» Lavrov spiega alla Francia aggredita da Isis perché non può fidarsi di Washington: «Abbiamo analizzato i raid aerei della coalizione guidata dagli Usa nel corso dell’ultimo anno arrivando alla conclusione che sono realizzati in maniera selettiva, nella maggioranza dei casi non toccano le unità di Isis che sono capaci di portare le minacce più serie all’esercito del governo siriano».
«Un gioco pericoloso»
Per il braccio destro di Putin si tratta di un «gioco pericoloso» perché «vogliono che Isis indebolisca Assad il più in fretta possibile, per obbligarlo a lasciare, ed al tempo stesso non vogliono rafforzare troppo Isis perché ciò potrebbe consegnargli il potere». Sono parole destinate a delegittimare Washington come leader della coalizione anti-Isis, a meno di 48 ore dall’incontro ad Antalya fra Putin ed Obama. Proprio al summit G20 il Presidente Usa ha ribadito, in pubblico e privato, di non voler usare le truppe di terra contro Isis, mostrandosi esitante davanti allo scenario di un maggiore coinvolgimento militare e Mosca dà ora la propria spiegazione di tale ritrosia americana: «Se guardiamo bene i risultati dei loro raid hanno dato scarsi risultati, per non dire nessun risultato, tranne il fatto che Isis è cresciuto nei territori che controlla».

Russi più affidabili

Ciò significa suggerire ad europei ed arabi che la coalizione militare guidata dalla Russia è più credibile nella guerra a Isis rispetto a quella creata dagli Stati Uniti. Per questo Mosca anche ieri ha fatto volare i bombardieri strategici contro Raqqa. «La politica americana indebolisce la prospettiva della Siria di rimanere uno Stato laico, dove tutti i gruppi entici e religiosi saranno garantiti» aggiunge Lavrov, questa volta parlando all’opposizione siriana non-islamica per suggerirle di non fidarsi troppo dei «giochi pericolosi» della Casa Bianca.
È una maniera anche per rispondere alle critiche Usa sulle vittime civili causate in Siria dai raid russi e sul fatto di non bersagliare Isis: «Le accuse sui morti civili sono senza fondamento, i nostri raid mirano a colpire tutti i terroristi, senza eccezione, li colpiamo perché professano la stessa ideologia».

Sgambetto a Washington

Si tratta del secondo sgambetto a Washington in pochi giorni: al summit di Antalya Putin aveva usato informazioni in parte del Dipartimento del Tesoro Usa per rivelare che «individui di 40 Paesi finanziano Isis» inclusi cittadini di Turchia ed Arabia Saudita, alleate degli Stati uniti, ed ora va oltre suggerendo che dietro le ambiguità di Ankara e Riad ce n’è una, ben maggiore, della Casa Bianca. È una spallata con mire strategiche, punta a scavare un solco di sfiducia fra Washington e gli alleati al fine di allontanare gli Usa dalla regione. E pone degli interrogativi sulla sorte dei negoziati di Vienna perché John Kerry, Segretario di Stato, ne prevede il «successo in poche settimane con l’accordo sul cessate il fuoco» basandosi su un’intesa forte con Mosca che sembra in realtà assai precaria.