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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Michele Serra se la prende con Giuliano Ferrara. «Gli è venuta questa passione senile, questo torquemadismo così letterario, così chic»

Io per la Marsigliese morirei. Per Cristo Re, no. Ma provate a spiegarlo a Giuliano Ferrara, che vede mollezza e resa in tutto ciò che non è teocratico. Gli è venuta questa passione senile, questo torquemadismo così letterario, così chic. E sarebbero solo fatti suoi se non fossero anche nostri, perché il martirio, oggi, non è quello dei devoti ma quello degli sporcaccioni di Charlie Hebdo e dei giovani libertini del Bataclan. In attesa, dunque, che con le armi in pugno il riservista Ferrara difenda la Casa della Fanciulla e io (mai stato pacifista, e ho una prestanza militare, lo dico con sussiego, decisamente superiore a quella di Ferrara) difenda il bistrot poco distante, è urgente ed è morale chiarire che dei due obiettivi non è la Casa della Fanciulla, ad attizzare il jihadista; che anzi, prenderà appunti da Ferrara su come si insegna la virtù alle giovani; ad attizzare il jihadista è il bistrot dove si mesce l’alcol e le ragazze si fanno corteggiare. Nel frattempo Giovanardi ci è cascato: ha preso sul serio la lettura satanista che Ferrara ha dato del concerto al Bataclan. Gli è venuto, dice, “un brivido lungo la schiena”. Siccome, in guerra, è importante rimanere uniti, spieghiamo anche a lui che gli Eagles of Death Rock sono un gruppo di mattacchioni surrealisti. Il loro nome vuol dire qualcosa come “i Pooh del punk”. Segnalo, in proposito, quanto scritto da Carmine Saviano su Repubblica.it, e il reportage da Parigi di Justin Smith, del magazine Slate. Lo trovate anche, tradotto, su ilPost. Bisogna rimetterci a studiare un po’ tutti. Soprattutto Giovanardi.