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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Della Valle annuncia per l’ennesima volta la sua discesa in politica (forse e a giugno, in caso)

L’ultima parola Diego Della Valle la pronuncerà a giugno del 2016, quando deciderà se trasformare la fondazione “Noi italiani” in una forza pronta a correre alle elezioni. Di certo, però, l’imprenditore non esclude più il grande salto e vara una «macchina di solidarietà» pronta ad essere convertita, all’occorrenza, in un vero e proprio partito. Per quanto si sforzi di evitare fughe in avanti, insomma, traccia un percorso che assomiglia a una discesa in campo in due step: «Partiamo con un movimento solidale – spiega mister Tod’s a Otto e mezzo – già sperimentato a livello aziendale. Se saremo bravi a mettere insieme tante persone che condividono questo progetto, a giugno potremmo diventare un movimento d’opinione».
Foulard di seta nera attorno al colletto rialzato, camicia rosa e pochette bianca, l’imprenditore torna in tv per fare chiarezza sul suo futuro: «È necessario – spiega – perché ultimamente sono stato tirato per la giacca...». Si riferisce a Silvio Berlusconi, che ha escluso un suo impegno in politica. Per smontare questa interpretazione, Della Valle ricorre in modo martellante a una formula cara al berlusconismo delle origini: «Se saremo tantissimi», ripete, «lanceremo un movimento capace di far sentire la voce dei cittadini delusi».
C’è un modello che mister Tod’s ha già in mente. Ed è quello che non t’aspetti: il Movimento cinque stelle. Come i grillini, anche “Noi italiani” promette di infrangere gli schemi tradizionali: «Partendo dalla gente, sono arrivati ad essere il secondo partito d’Italia ricorda – E allora perché non si può rifare una cosa analoga, con persone né di destra né di sinistra, ma che si occupano dei veri bisogni del Paese?». Com’è ovvio, l’imprenditore prova a schivare i quesiti su un impegno diretto, ma alla fine è costretto ad ammettere: «Se milioni di cittadini che oggi stanno zitti o non vedono alternative, decideranno di darsi da fare con noi, allora passeremo alla seconda fase».
Serve molta pretattica per non bruciare le tappe. E infatti Della Valle non esclude alcuno scenario: «Non siamo un partito, potremmo non diventarlo mai. Per adesso pensiamo alla solidarietà. Come? Il modello è già pronto». È preso in prestito dalle attività già sperimentate tra i dipendenti delle sue aziende, assicura. E mira a coinvolgere il tessuto produttivo. «Ci occuperemo di scuola, istruzione, sicurezza e sanità: quello che davvero interessa agli italiani». Senza dimenticare opere di riqualificazione e restauro, sul modello di quello in corso al Colosseo. Dovesse trasformarsi in leader politico, l’industriale dovrebbe fare i conti con i protagonisti dell’attualità. Per loro, come in passato, non mancano critiche e accuse: «Alcuni hanno curriculum imbarazzanti. Qualcuno pensa di essere padrone in casa propria, mentre gli italiani li considerano ospiti in casa d’altri». E il premier? I toni sono meno ruvidi, per una volta: «Io e Renzi ci conosciamo benissimo. Su alcune cose possiamo essere d’accordo, su altre no. Questo non vuol dire che c’è un problema personale tra noi». Un primo passo “politico” Della Valle comunque lo accenna. È quando gli chiedono un parere sulla candidatura di Alfio Marchini a sindaco di Roma. «Conosco la sua famiglia – ricorda – è una persona solidale. Vedremo se saprà fare il primo cittadino. Di certo vorrei esprimere opinioni, anche pesanti, su chi può essere sindaco». Proprio con Marchini è in agenda un faccia a faccia riservato nei prossimi giorni.