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 2015  novembre 19 Giovedì calendario

Il nostro sistema bancario è pronto a salvare le quattro banche italiane in crisi mettendo sul tavolo 2,1 miliardi di dollari, ma ci sono le obiezioni di Bruxelles

ROMA Il salvataggio deve essere fatto rapidamente e le banche italiane «sono determinate» a realizzarlo. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, rilancia l’urgenza dell’intervento a soccorso dei 4 istituti in difficoltà – Banca Marche, Popolare dell’Etruria, Cassa di Ferrara e Cassa di Rieti – confermando la disponibilità del sistema a mettere in moto, attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi, risorse per 2,1 miliardi di euro. Si tratta di una decisione, presa all’unanimità che non ha però avuto seguito per l’opposizione, peraltro «mai formalizzata», della Commissione europea.
«Ma cosa si può chiedere di più? Le banche italiane sono le uniche in Europa che si pagano da loro, con risorse private, le crisi senza avere alcun aiuto di Stato. Più che pagare non so che cosa possiamo inventare», aggiunge Patuelli precisando che il Fondo «vuole intervenire subito, entro l’anno». Ostacoli formali, a suo dire, non ce ne sono visto che la Commissione non ha formalizzato le sue obiezioni che, quando e se arriveranno «saranno lette con grande attenzione. Siamo fortemente europeisti ma non europeisti acritici. Abbiamo la consapevolezza dei doveri e dei diritti, ma anche che le Autorità e soprattutto le burocrazie di Bruxelles non sono superiori ai trattati vigenti».
Insomma il Fondo è pronto a muoversi subito coi suoi piani di salvataggio, ribadisce il presidente dell’Abi, che sembra voler sollecitare un’azione più vigorosa nei confronti di Bruxelles da parte delle autorità italiane, il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia.
In ogni caso, in alternativa, da due giorni è in vigore la gran parte della nuova normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, che indica procedure articolate per affrontare per tempo i dissesti e che affida alla Banca d’Italia anche nuovi strumenti da mettere in campo. L’importante, secondo l’Abi, è fare presto, se non altro perché il 1 gennaio entra in vigore un meccanismo decisionale complesso, che prevede il raccordo con l’Autorità europea di risoluzione e la stessa Commissione di Bruxelles e introduce la possibilità, per i casi più gravi, di adottare il bail in, cioè il salvataggio interno a carico di soci e creditori.