Corriere della Sera, 19 novembre 2015
A Istanbul si gioca Turchia-Grecia (amichevole) e al minuto di silezio per i morti di Parigi partono i fischi
In tribuna, eccezionalmente vicini, c’erano il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, e il suo omologo greco, Alexis Tsipras, a dimostrazione che un’amichevole Turchia-Grecia può perfino sciogliere vecchie ruggini. Ma quando l’altra sera è stato chiesto un minuto di silenzio in omaggio ai 129 morti di Parigi allo stadio di Istanbul, da un settore degli spalti si è alzata una selva di fischi, boati, lodi ad Allah e slogan nazionalisti: «I martiri non muoiono mai, la nostra patria non sarà divisa».
Le star della nazionale turca, Arda Turan, Olcay Sahan e Mehmet Topal, avevano cercato di silenziare la tifoseria già mentre faceva baccano durante l’inno nazionale greco, ma i fischi e gli «Allah-u Akbar«sono ripresi alla commemorazione del massacro di Parigi.
Non erano imprevedibili. Poco più di un mese fa, il 13 ottobre, allo stadio di Konya, nel centro dell’Anatolia, prima di Turchia-Islanda, analogo trattamento era stato riservato alla memoria dei 102 giovani pacifisti, straziati tre giorni prima dall’esplosivo di due kamikaze dell’Isis (stando ai risultati ufficiali delle indagini), alla marcia di Ankara per la riconciliazione con i curdi.
Martedì sera su diversi campi di calcio si tributava un omaggio alle vittime di Parigi: l’intero stadio di Wembley, 90 mila spettatori tutti in piedi, hanno intonato la Marsigliese, sulle cui note sono entrati in campo, a Bologna, le nazionali d’Italia e Romania.
Fatih Terim, leggendario allenatore della Turchia, era furioso: «Stiamo chiedendo un momento di silenzio per persone morte. Non possiamo pazientare per un minuto?».