Corriere della Sera, 19 novembre 2015
L’Europa che sa solo cantare la Marsigliese
Nell’immenso Cuore di Cane di Bulgakov, si canta spesso nell’appartamento al primo piano, trasformato dai bolscevichi in una sezione del partito. Infinite riunioni, quasi sempre sconclusionate, in gran parte occupate da inni rivoluzionari. L’accostamento può essere impietoso, ma si canta spesso anche in Europa, in questi giorni. A Londra, a Roma, a Berlino, negli stadi e nelle piazze, il più bello degli inni nazionali si leva solenne a suggellare la nostra vicinanza e la nostra piena solidarietà ai francesi e alla Francia, sfregiata dalla barbarie jihadista.
Ma come nelle quinte dei villaggi del principe Potëmkin, dietro la Marsigliese, l’Europa appare solo un paesaggio disordinato e caotico, il continente che non c’è. Ed è un’affollata solitudine, quella di François Hollande, che la prossima settimana, per definire e pianificare i prossimi passi della guerra a Isis-Daesh non farà il giro delle capitali europee, dell’Europa di Maastricht e Lisbona, ma punterà dritto a Washington e a Mosca, tornata per necessità di cose nel club delle capitali frequentabili.
La Francia ha chiesto aiuto ai partner comunitari, invocando l’oscuro articolo 42.7 del Trattato, che impone di soccorrere «con tutti i mezzi a disposizione» un partner vittima di «aggressione armata». E l’Unione ha detto sì. «Un atto politico che dimostra come possiamo usare l’Europa della Difesa», dice l’Alto rappresentante, Federica Mogherini. Ma dietro l’atto politico, si intravede ben poco. E per una volta, non è colpa di Bruxelles.
François Hollande vorrebbe più coordinamento delle intelligence, più supporto logistico, raid aerei in Siria, truppe a sostegno della presenza francese in Africa e Libano. Impegni per i quali la République sta pagando un prezzo altissimo, nelle strade insanguinate e impaurite della sua capitale.
E cosa si sente rispondere il capo dell’Eliseo? Angela Merkel non vuol essere «Kriegskanzlerin», una cancelliera di guerra. «In Siria ci sono già 19 nazioni, che senso ha aggiungere i caccia di un’altra?», chiosa il ministro degli Esteri tedesco. David Cameron non sa e non può convincere i Comuni a dargli un mandato per far entrare in azione i caccia della Raf. In Italia, che pure dà un contributo significativo alla coalizione, Matteo Renzi non riesce a cambiare le regole d’ingaggio dei Tornado, già presenti nella regione. Degli altri, uno per tutti, un ministro ceco che dice: «La Francia è un grande Paese e non ha bisogno del nostro contributo militare».
Soprattutto, François Hollande ode risposte in ordine sparso. Certo c’è Vienna, c’è un promettente esercizio diplomatico senza il quale ogni vittoria sul terreno sarebbe effimera. Ma nella guerra all’Isis, la Francia è sola in Europa. E la Marsigliese non può bastare.