ItaliaOggi, 18 novembre 2015
I giovani americani non amano lavorare
Il mercato del lavoro negli Stati Uniti non è così efficiente come viene spesso dipinto. Sempre più giovani si sono stancati di lavorare: l’anno scorso il 12% degli uomini di età compresa fra 24 e 54 anni non aveva un’occupazione e non ne cercava neppure una. Una categoria, quella dei cosiddetti rinunciatari, i cui numeri vengono da molti considerati allarmanti e che sono simili a quelli dell’Italia.
Gli altri paesi, invece, presentano una situazione migliore: si va da un massimo dell’8% per il Regno Unito a un minimo del 4% per il Giappone, passando per il 7% della Germania e della Francia. Le cose non vanno meglio per le donne, con il 26% di rinunciatarie, al pari del Giappone ma al di sopra delle altre nazioni, sempre escludendo l’Italia.
Parlare di rinunciatari è appropriato perché, come ha spiegato Alan Krueger, docente all’università di Princeton ed ex presidente del Council of Economic Advisers (Organo dei consiglieri economici), parecchi disoccupati di lunga durata hanno semplicemente deciso di non impegnarsi più nella ricerca di un impiego. Dunque, la disoccupazione ciclica che si prolunga nel tempo è alla radice di una flessione permanente di manodopera. In generale, il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è sceso dal 65,7% del 2009 al 62,8% dello scorso luglio.
A preoccupare, al di là delle cifre contingenti, sono le tendenze a lungo termine. Nel 1991 i giovani americani di sesso maschile senza lavoro, e che non lo cercavano, erano pari al 7%: in quasi un quarto di secolo, quindi, si è verificato un balzo di cinque punti rispetto ai due punti in più del Regno Unito e della Francia. A proposito di quest’ultima, spesso accusata di avere un mercato del lavoro ingessato rispetto a quello a stelle e strisce descritto come flessibile, i giovani sono rimasti all’interno della popolazione attiva più che oltreoceano, dove le performance sono in calo addirittura dal 1945 in poi.
Gli esperti si interrogano sui motivi di questa progressiva ma costante discesa. È difficile aggrapparsi al pretesto della pigrizia, visto che il sistema di tutela dei senza lavoro negli Usa è molto meno generoso di quello degli altri paesi occidentali. I numeri dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, fotografano una realtà inequivocabile: l’anno scorso il salario minimo americano era inferiore del 20%, in termini reali, a quello in vigore a Londra. Per quanto riguarda poi l’universo femminile, determinante è il fatto che non esista un sistema di cura dei bambini a costi contenuti e, per questo, molte mamme preferiscono, o sono costrette, a rimanere a casa.
Un altro motivo è dato dal sistema flessibile che permette ai datori di lavoro di sostituire i giovani adulti con giovani e persone più avanti negli anni. Il tasso di partecipazione dei 15-24enni è piuttosto elevato e fra gli ultrasessantacinquenni è salito dal 13 al 19% fra il 2000 e il 2014. Gli impieghi scarsamente retribuiti diventano poco attraenti, considerano il livello basso del salario minimo e l’alto costo dei trasporti per chi vive nelle metropoli e deve percorrere lunghi tragitti per raggiungere l’azienda o l’ufficio. In molti, facendo quattro conti, arrivano alla conclusione che lavorare è sempre meno redditizio. Tanto vale farne a meno.