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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Il crollo dell’acciaio italiano. In ottobre la produzione ha registrato un -8,8% rispetto all’anno scorso, ma sono oltre 5,5 milioni le tonnellate perse negli ultimi quattro anni. A pesare soprattutto la crisi dell’Ilva

Un’altra battuta d’arresto, anche nei mesi di settembre ed ottobre. La produzione siderurgica italiana si avvia a chiudere il 2015 con un pesante calo produttivo. Ad ottobre, secondo i dati di Federacciai l’output di acciaio è stato di 18,594 milioni di tonnellate, l’8,8% in meno (-8,6% il dato mensile) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Dopo il biennio 2012-2013, nel corso del quale l’industria siderurgica italiana ha perso quasi 5 milioni di tonnellate, il 2014, chiuso con un debole rallentamento dell’1,6%, aveva lasciato intravedere la possibilità di un «rimbalzo». Speranza fugata dai dati dell’anno in corso: negli ultimi dieci mesi la siderurgia italiana ha lasciato sul terreno un altro milione e mezzo di tonnellate di produzione, chiarendo che la soglia di 28-30 milioni di tonnellate di produzione resta al momento un benchmark lontano. In proiezione, l’anno dovrebbe a questo punto chiudersi intorno ai 22 milioni di tonnellate.
Negli ultimi quattro anni l’italia ha nuovamente perso il gap che aveva faticosamente ricostruito nel biennio 2010-2011, all’indomani del deflagrare della crisi congiunturale italiana. Le due frenate sono profondamente diverse per genesi. Nel 2009 la produzione di acciaio, a causa della debole domanda, aveva subito una caduta di 10,7 milioni in un solo anno (da 30,6 a 19,8 milioni di tonnellate) pari al 35,1 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Un crollo condiviso sia dai laminati piani (-35%) sia per quanto riguarda i laminati lunghi (-32,9 per cento). La perdita degli ultimi quattro anni è stata invece più lenta e graduale. Nel 2015, in particolare, i singoli output mensili non sono mai risultati superiori ai 2 milioni di tonnellate (con l’esclusione di marzo, maggio e settembre). Se si esclude gennaio e agosto, inoltre, il 2015 ha collezionato il peggior output per ogni singolo mese dal 2010 ad oggi.
I dati di settembre sui laminati chiariscono, però, che la maggiore responsabilità del rallentamento dell’output produttivo più recente è da ricondurre all’andamento dei laminati piani.
Anche i lunghi restano in leggera flessione ma, nei primi nove mesi dell’anno, si limitano a perdere l’1,6% rispetto al 2014 (-0,3% nel solo mese di settembre), in linea con il -1,2% accumulato l’anno prima (a sua volta dato poco distante dalla franata del 3,1% del 2013, mentre nel 2012 rispetto al 2011 il buco è stato più pesante, pari all’8,3 per cento). Un rallentamento che si spiega con le difficoltà dei principali mercati di sbocco, solo in parte compensati dalle esportazioni (+1,3% nei primi otto mesi, per un totale di 2,8 milioni di tonnellate su 7,4 prodotte).
Sono i piani, come detto, ad appesantire il deficit, ed è inevitabile, visto il recupero di molti settori consumatori (l’auto su tutti) rincondurre la situazione alle difficoltà produttive degli impianti Ilva. L’output mensile italiano non è mai riuscito quest’anno a raggiungere la soglia del milione di tonnellate e, addirittura, in alcuni casi, neppure le 900mila tonnellate. A settembre la produzione cumulata italiana di piani è stata pari a 7,734 milioni, 1,4 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno prima (-10,7% la flessione nel mese). In parallelo, le importazioni per questi prodotti sono aumentate nei primi otto mesi dell’anno di oltre il 25%, vale a dire 1,7 milioni di tonnellate in più rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso. I numeri, e anche molti operatori, confermano un effetto-sostituzione in atto.