il manifesto, 18 novembre 2015
L’Ohio ha detto no con un referendum alla legalizzazione della marijuana
Con il 64 per cento dei voti contrari e il 36 di favorevoli, il 3 novembre scorso gli elettori dello stato degli Usa dell’Ohio hanno votato contro una proposta referendaria che avrebbe legalizzato la marijuana medica e «ricreativa».
Una batosta in controtendenza con quanto avvenuto negli anni scorsi in Colorado, Oregon, Alaska, Washington e nel District of Columbia ma che, a ben vedere, conferma la consapevolezza dell’opinione pubblica relativamente alla regolamentazione legale delle sostanze proibite.
L’iniziativa in Ohio si era dimostrata controversa fin dall’inizio, il testo era scritto in modo farraginoso, a detta di alcuni inutilmente complicato, e andava a creare un meccanismo che avrebbe concentrato in pochi operatori la produzione della pianta proibita. Per quanto l’opinione pubblica dell’Ohio fosse, e comunque resti, generalmente a favore della legalizzazione, anche nelle città note per una vita notturna vivace, ha pensato bene di non limitare i possibili sviluppi futuri dell’impresa né di proibire la coltivazione personale.
Contrariamente a quanto accaduto in altre iniziative statuali, dove la spinta al cambiamento è sempre venuta dal basso, l’iniziativa dell’Ohio, denominata «Numero 3», era la prima finanziata quasi interamente da «investitori» che, una volta vinto, avrebbero goduto di un vantaggio economico esclusivo derivante dal voto popolare. Il testo avrebbe infatti limitato la produzione commerciale a un numero fisso di siti riconducibili ai principali promotori dell’iniziativa. La confusione elettorale era inoltre accresciuta dalla presenza di un’altra proposta, promossa dall’assemblea generale dello stato, e denominata “Numero 2″, che voleva includere nella costituzione dello Stato la proibizione dei monopoli!
Ethan Nadelmann, direttore della Drug Policy Alliance – da sempre a favore di riforme in materia di sostanze illecite negli Usa - sostiene che «la sconfitta in Ohio non rallenterà lo slancio per porre fine alla proibizione della marijuana. Sapevamo che gli elettori, compresi quelli che avrebbero voluto vedere la marijuana legalmente regolata e tassata, erano contrari alle parti della proposta relative all’oligopolio». Nadelmann ha inoltre chiarito sul suo blog che “nessuna delle iniziative statuali a favore della legalizzazione degli anni scorsi conteneva una tale disposizione. Stesso dicasi per quelle che verranno messe al voto nel 2016.” Altri commentatori hanno ricordato come in Ohio per la legalizzazione del gioco d’azzardo ci siano voluti venti anni proprio per gli stessi motivi.
In alcuni testi al voto l’anno prossimo si fa tesoro dei problemi incontrati a Denver nei primi mesi di transizione dalla proibizione alla legalizzazione. Nei dibattiti televisivi per le primarie dei Democratici e dei Repubblicani c’è sempre una domanda sulla marijuana, la maggioranza degli americani conferma un’opinione favorevole alla legalizzazione e là dove esiste la marijuana terapeutica non ci sono movimenti contro-riformatori. Questi cambiamenti, lungi dallo scardinare il proibizionismo alla radice, dimostrano come sia concretamente possibile passare, e anche in poco tempo, da un sistema in cui niente è lecito a un contesto in cui lo Stato di diritto viene utilizzato per governare un fenomeno che accompagna la vita di milioni di persone.
In questi giorni in Ohio stanno preparando una nuova proposta per il 2016, pare che il testo abbia caratteristiche radicalmente opposte a quella rigettata l’altro giorno, a conferma che la legalizzazione non può che andar a braccetto con la promozione di tutte le libertà.