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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Fittipaldi si presenta al procuratore vaticano ma si rifiuta di rispondere. «Spero che alla richiesta di estradizione, la Repubblica italiana risponda di no»

La veloce inchiesta su Vatileaks 2, quella che, senza mai mettere al centro gli scandali vaticani, vuole scoprire le fonti interne che hanno passato le carte ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi (e successivamente alla redazione italiana della Reuters), da due settimane si è concentrata su un monsignore dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. L’alto prelato sotto controllo è nelle posizioni primarie dell’anomala immobiliare vaticana che nelle ultime stagioni si è messa a fare concorrenza allo Ior agevolando transiti di denaro.
Gli inquirenti, guidati dal capo gendarmeria Domenico Giani, hanno certificato che i documenti economici che attestano sprechi e lussi della chiesa vaticana sono usciti anche in tempi recenti, successivi alla pubblicazione dei libri. I promotori di giustizia vogliono punire chi li ha allungati e fermare questo rilascio di notizie che imbarazza profondamente la curia romana. L’inchiesta Valtileaks 2 si chiuderà presto, senza dubbio entro l’otto dicembre, inizio del Giubileo di Roma.
Lunedì scorso il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi, autore di “Avarizia”, si è presentato come imputato negli uffici del promotore di giustizia. Diverse intercettazioni della gendarmeria avrebbero svelato le sue fonti. Il procuratore vaticano gli ha contestato l’articolo 116 bis del nuovo codice di procedura penale, varato nel luglio 2013 dopo l’emersione dello scandalo delle carte portate fuori dal Vaticano dal maggiordomo di Papa Ratzinger, Paolo Gabriele. Il 116 bis si aggiunge al 10 – “Divulgazione di notizie e documenti” – e prevede una reclusione da 4 a 8 anni per chi «rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione» e che toccano «gli interessi fondamentali della Santa Sede». Tra l’altro, c’è l’ipotesi di applicare l’articolo 4 – “Delitto commesso all’estero” – per chiedere l’estradizione del cittadino straniero Fittipaldi.
Il giornalista dell’Espresso di fronte al promotore Gian Piero Milano ha avanzato il segreto professionale, anche se nella Città del Vaticano non esiste tutela della libertà di stampa. Dopo venti minuti ha lasciato gli uffici. Ieri, in una conferenza alla stampa estera, Fittipaldi ha detto: «Deciderò a ogni passaggio come comportarmi. Temo che ci possa essere il rinvio a giudizio, ma credo che la Repubblica italiana si opporrà a qualsiasi richiesta di estradizione. Sarebbe un precedente gravissimo. Sono andato in Vaticano perché volevo capire con che coraggio mi si poteva dire che non posso raccontare la verità. Hanno indagato due giornalisti, ma non vogliono far luce sull’obolo usato per pagare le spese amministrative e sul fatto che la curia romana ogni anno perde 77 milioni di euro». Ancora: «Per verificare le mie notizie ho interpellato anche Bertone e lo Ior ottenendo risposte evasive. Sono imputato in concorso con il collega Gianluigi Nuzzi anche se non l’ho mai visto. Il cardinale George Pell ha smentito quello che ho scritto e, allora, nelle successive edizioni del libro abbiamo aggiunto i documenti che comprovano che ha speso 78mila euro per acquistare i mobili del segretario personale, 4.600 euro per trovargli un sottolavello all’altezza, 15.000 euro al mese per dargli uno stipendio degno. Il cardinale Pell è stato scelto da Papa Francesco come prefetto economico, d’altronde il papa aveva scelto in una commissione importante il cardinale Lucio Balda e Francesca Chaouqui, poi arrestati. Credo che il Papa abbia bisogno di un buon capo del personale, ma la verità è che è più solo di quello che immaginiamo».
Gianluigi Nuzzi, autore di “Via Crucis”, a sua volta convocato nel governatorato per e-mail, ha deciso di non presentarsi. «Se il Vaticano intende sentirmi per rogatoria davanti all’autorità giudiziaria italiana valuterò che fare».