Corriere della Sera, 18 novembre 2015
Atlantide, una nuova casa editrice
L’idea della nuova casa editrice, Atlantide, è nata dalla convinzione che non sia in crisi il libro, ma il mercato editoriale. A Simone Caltabellota l’ispirazione è sorta dal confronto con quello discografico, dove le mutazioni, dice, sono arrivate prima. Nell’impresa libraria ha lavorato per 11 anni, dal 1995 al 2006, come direttore editoriale di Fazi e creatore del marchio Lain (J.T. Leroy, Melissa P. e l’acquisizione della saga Twilight). Nei successivi sei anni, da cofondatore di un’etichetta musicale, la Sleeping Star, racconta di aver attraversato la fine dell’industria discografica, «incluso il concentrarsi di marchi, che cominciamo a osservare ora per i libri. Di fatto, il modello editoriale, commerciale e distributivo che abbiamo conosciuto dagli anni Cinquanta-Sessanta ad oggi non ha più ragione di esistere, se non per i grandi agglomerati». Paradigmatico, dunque, quel che è accaduto alla musica: «Ora, se non sei interessato a un cantante o a un gruppo di successo e quindi promosso da un grande aggregato, il cd non esiste più. O fai il download o ti compri il vinile». E il vinile (spesso venduto con i codici del download) «è nicchia, certo, ma una nicchia decisamente grossa, ti devi mettere in coda dagli stampatori».
Così, ha riflettuto su quel piccolo boom: «La differenza è emotiva, sta nella percezione di possedere qualcosa di valore, che dura nel tempo». Perciò i libri di Atlantide – curati con Flavia Piccini, Gianni Miraglia e Francesco Pedicini – saranno volumi di pregio (ma accessibili come un vinile) con tirature limitate e numerate. E se sarà necessario ristampare, cambieranno le copertine. «Ho venduto milioni di volumi in Lain, ora punto alle 999 copie. Del resto è, più o meno, la tiratura di un autore affermato oggi, se non viene trasformato in fenomeno». Non si tratta però di un gioco al lusso. Dietro c’è anche la creazione di un modello commerciale e distributivo diverso dall’esistente. A sentirlo esporre, vengono in mente le trasferte nel dopoguerra di Roberto Cerati, che andava a trovare i librai per l’Einaudi e li conosceva uno per uno.
Atlantide avrà una rete distributiva costituita per ora da una sessantina di librerie indipendenti, con cui ha stabilito un rapporto fiduciario. Nessuna grande catena di vendita, né fisica né online: «Tanto, lì si perderebbero come la maggior parte degli altri libri». Ci sarà poi un sito, www.edizioniatlantide.it, dove i testi verranno acquistati e ai lettori sarà proposto anche l’abbonamento a 3, 6, 10 titoli, formula che ha avuto un successo insperato nella fase preparatoria. «Cercare di ricostruire un tessuto tra editore, libraio e lettore è l’obiettivo». Un modello che si ispira al mercato degli anni Trenta, ma guarda anche avanti: non diversamente stanno agendo Dorothy Publishing e Two Dollar Radio negli Usa e Das Mag in Olanda.
Atlantide pubblicherà 10-12 titoli l’anno: «Testi vecchi e nuovi, legati alla riemersione di valori letterari indipendenti dalle mode». I primi tre escono verso fine novembre, mentre il sito, assieme a un crowdfunding sul progetto, parte a fine settimana. Si inizia con tre titoli «riemersi»: Adriano Tilgher, Filosofi antichi; Ritratto di Jennie di Robert Nathan, dal quale fu tratto un film cult nel 1948; l’illustrato per ragazzi di Vittorio Accornero, Tomaso. A primavera pubblicheranno Nada («un’icona della musica indipendente italiana, autrice ruvida, interessante, ingiustamente confusa tra la massa dei cantanti che scrivono»). I contemporanei, per ora, saranno un paio all’anno, conclude Caltabellota: «E non avremo certo paura di fare scelte controcorrente».