Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Nuova pista: Ylenia è stata uccisa da un camionista-serial killer? Al Bano non ci crede

Quindici giorni fa i carabinieri si sono presentati a casa Carrisi, a Cellino San Marco, per prendere campioni di Dna di tutta la famiglia, di Al Bano e dei tre figli. Richiesta partita dalla Florida, dallo sceriffo di Palm Beach, che 21 anni dopo la scomparsa di Ylenia, la primogenita del cantante e di Romina Power, segue la pista di un serial killer. «Sì è vero» conferma Al Bano al telefono, sbrigativo, senza troppe emozioni né fiducia sulla nuova inchiesta. «Istintivamente penso che sia una bufala. Conosco bene la storia, non ci credo».
La nuova ipotesi investigativa parte dal ritrovamento dei resti di una ragazza uccisa per strangolamento il 14 settembre del 1994 a Crestview, in Florida. Tre anni dopo, il camionista Keith Hunter Jesperson, un canadese che sognava di fare il poliziotto a cavallo, già in carcere e noto come «happy face killer», l’assassino della faccina felice per via del disegnino che aggiungeva nelle lettere di sfida spedite a giornali e inquirenti, rivendica anche quel delitto (se ne è attribuito 160, ne hanno accertati 8, è stato condannato a tre ergastoli). Racconta di una ragazza che si faceva chiamare Susanne (e Susan era anche il nome che a volte usava Ylenia negli Usa), che gli aveva chiesto un passaggio, non immaginando che il gentile autista fosse un mostro.

La descrizione porterebbe a una certa somiglianza con Ylenia, anche se allora si parlò di una donna dai capelli marroni, sui 40 anni. La figlia di Romina e Al Bano quando sparì aveva 23 anni e i capelli biondi. L’ultima volta che parlò per telefono con i genitori si trovava a New Orleans, era l’ultimo dell’anno 1993. Le ricerche per la sua scomparsa partirono sei giorni dopo. I sospetti caddero sopratutto su un musicista di strada, Alexander Masakela, conosciuto sei mesi prima. Masakela venne fermato, aveva con sé alcuni oggetti di Ylenia, tra cui il passaporto, interrogato su pressione di Al Bano, poi rilasciato. «Ho passato un mese a New Orleans – ricorda il cantante —. Mi è bastato. Non voglio riaprire di nuovo una ferita che è bene rimanga chiusa».


Al Bano ha chiesto e ottenuto lo scorso dicembre la dichiarazione di morte presunta di Ylenia. Decisione avversata da Romina, l’ex moglie, un rapporto incrinatosi dopo la scomparsa della figlia. «In questi anni ho visto tanti avvoltoi, gente che ha cercato di sfruttare la popolarità» dice amareggiato Al Bano. Il confronto tra il suo Dna e i resti della donna uccisa 21 anni fa chiariranno se è l’ennesima pista falsa.