12 novembre 2015
Tags : André Glucksmann
• Boulogne-Billancourt (Francia) 19 giugno 1937 – Parigi 10 novembre 2015. Filosofo. «Una faccia dura, intagliata nel legno; quegli occhi aguzzi, capaci di incenerire il più duro interlocutore, ma anche di liquefarsi in lampi di improvvisa dolcezza
• Boulogne-Billancourt (Francia) 19 giugno 1937 – Parigi 10 novembre 2015. Filosofo. «Una faccia dura, intagliata nel legno; quegli occhi aguzzi, capaci di incenerire il più duro interlocutore, ma anche di liquefarsi in lampi di improvvisa dolcezza. Quel buffo caschetto di capelli ormai grigi che pure lo faceva assomigliare a un eterno ragazzo anni ’70» (Cesare Martinetti).
• «Glucksmann nacque in una famiglia di origine ebrea che nel 1933 si trasferì dalla Palestina sotto il dominio britannico in Francia, crescendo poi in un paesino alla porte di Parigi nel clima familiare dell’impegno politico nella terza internazionale comunista. Il padre morì in guerra, mentre la madre fu membro attivo della resistenza al nazismo. Riuscito ad arrivare agli studi universitari diventa presto l’allievo più vicino a Raymond Aron, raro esempio di intellettuale di centro-destra all’epoca, esperto di studi geopolitici, facendogli da assistente alla Sorbona proprio a ridosso del 1968. Glucksmann impatta sulla contestazione furiosa diventando maoista, ma rimane tale il tempo di qualche barricata. Nel 1975 scrive un pamphlet destinato a vendere decine di migliaia di copie, La Cuisinière et le Mangeur d’hommes, in cui sotto l’influsso storico e politico di Arcipelago Gulag di Aleksandr Solženicyn (“è stata la caduta del Muro nelle nostre teste”, spiegò Glucksmann) comincia a fare a pezzi la grande madre Urss. Di lì il passo è breve. Assieme al sodale Bernard-Henri Lévy fonda quella che verrà riconosciuta in tutto il mondo come la corrente dei “nouveaux philosophes”: un gruppo di agguerriti e sacrileghi filosofi che scostano l’ultimo velo del pensiero politico novecentesco: le ideologie sono finite. La rottura con il marxismo è deflagrante nelle analisi storiche, tanto che ne Les Maîtres penseurs (1977) Glucksmann collega perfino il pensiero degli intellettuali tedeschi da Fichte a Marx, passando per il padre della psicanalisi Sigmund Freud, collocandoli alle origini teoriche di ogni totalitarismo, tracciando per la prima volta una linea diretta tra il nazismo e il comunismo. Anche se quella dei “nouveaux philosophes” è soprattutto una corrente che sa esporre le proprie idee con un baldanzoso e moderno dispiegamento di mezzi mediatici che dalle riviste cartacee arriva fino alla frequenti presenze televisive. Glucksmann inoltre non si esime da gesti plateali in pubblico. Assieme a un redivivo Sartre e ad Aron chiede al presidente Giscard D’Estaing di intervenire nel 1978 a favore dei boat people vietnamiti, i rifugiati anticomunisti che fuggono dal regime con barche di fortuna. Il dado è tratto. Dai primi anni ottanta l’ex maoista è un prorompere continuo di indignazione morale che spesso si trasforma in dichiarazioni a favore dei diritti dell’uomo con il sostegno ad interventi di guerra (sostiene la Nato nel 1999 per bombardare la Serbia). Glucksmann critica il pacifismo tout court e si trasforma in “atlantista” convinto. Difficile stargli dietro ad ogni conflitto che il globo terrestre ha offerto nel post ’89: nel 2003 appoggia gli Usa in Iraq, poi negli ultimi tempi ha voluto fortemente l’attacco alla Libia, l’intervento in Siria, ha attaccato per mesi Putin e si è speso per l’autonomia cecena. L’avvicinamento a Nicholas Sarkozy sembra quasi un destino che si compie, una parabola che si chiude, nel complesso ed eterogeneo mondo intellettuale francese che fluttua da sinistra a destra, dal progressismo al conservatorismo. “La sinistra francese si crede moralmente infallibile e mentalmente intoccabile”, scrisse nel 2007 su Le Monde nel suo endorsement neogollista il filosofo anticomunista. “La sinistra è la mia famiglia d’origine, sono figlio di persone che hanno combattuto il nazismo. Votare però non è una religione, ma significa optare per il progetto più vicino alle proprie convinzioni”. Da qui il suo sostegno a Sarkozy: “La domanda è cambiata, l’offerta è rimasta la stessa. La società sta cambiando, i principi devono evolvere con essa”» (Davide Turrini) [Fat 10/11/2015].
• «L’ultima volta che la sua faccia era comparsa sui giornali è stato quando riemerse dalle memorie di epoche che sembrano la preistoria una foto di Glucks in mezzo a Jean-Paul Sartre e Raymond Aron, la sinistra estrema e la destra altoborghese, mondi e culture che più lontane non si può, tutti e tre insieme – era il 1978 – all’Eliseo per chiedere al presidente Giscard d’Estaing l’impegno della Francia per salvare i boat people in fuga dal Vietnam comunista. Erano i giorni tragici dei naufragi di migranti nel Canale di Sicilia e la Francia si interrogava sul perché quarant’anni fa il mondo si mobilitava e oggi, 2015, tutti facevano finta di niente. A cominciare, beninteso, dalla Francia. Quella fotografia del ’78, che i giornali francesi definiscono oggi “leggendaria” è simbolicamente l’immagine più rappresentativa di ciò che era André Glucksmann: non banalmente un ponte tra destra e sinistra, Aron e Sartre attraverso Michel Foucault, ma l’uomo della rottura dello schema da guerra fredda Est-Ovest, destra-sinistra, nel nome dei diritti dell’uomo. E fu – quel momento – l’atto di nascita della filosofia dell’interventismo umanitario con Bernard Kouchner e i suoi “Médecins sans frontières”. Era quella militanza non solo intellettuale ma anche corporale che portava Glucks là dove c’era da difendere il diritto violato o da smascherare vecchi impulsi totalitari, in Algeria o a Belgrado, dove arrivò ad arringare gli studenti serbi contro Milosevic, e naturalmente in Cecenia, a denunciare l’esperimento putiniano di trasformazione genetica di un popolo ferocemente irriducibile in un artificiale laboratorio di fondamentalismo e di terrorismo» (Cesare Martinetti) [Sta 11/11/2015].
• Sposato, un figlio, Raphaël, regista.