la Repubblica, 4 novembre 2015
D’Attorre con altri due lascia il Pd di Renzi. Sabato prossimo si formalizza una miniscissione
Bacino potenziale, 15 per cento. Subito alla prova nelle amministrative di primavera con propri candidati e contro il Pd là dove «diventa partito della Nazione». E in quel caso, al ballottaggio, la scelta può cadere sui 5stelle. Il bersaniano Alfredo D’Attorre disegna lo schema del nuovo progetto di sinistra che nasce sabato al Teatro Quirino. Vi troveranno posto Sel, Fassina, alcuni esponenti del mondo cattolico, lo stesso D’Attorre, Carlo Galli e Vincenzo Folino. Questi ultimi tre lasciano oggi il Pd e lo annunciano in conferenza stampa. È una mini scissione, gocce che cadono una dopo l’altra. D’Attorre però è convinto che ben presto si aprirà la falla. «Per Renzi la sinistra ha una funzione puramente decorativa». Parole che forse faranno più male ai compagni della minoranza che al premier.
Perché non poteva continuare a opporsi alla segreteria Renzi nel Pd aspettando di combattere per un’alternativa al congresso nel 2017?
«Perché il Pd ha subìto un riposizionamento completo e una mutazione genetica. È una forza centrista che finisce per guardare più volentieri verso settori della destra che a sinistra ed è illusorio pensare che sarà soltanto una parentesi. Il Pd non è il Labour o l’Spd, non ha 100 anni di storia, quelli che ti permettono di passare dalla stagione di Blair all’epoca di Corbin. Ha pochi anni di vita, è per la prima volta al governo e quello che fa adesso lascerà un segno indelebile. La discontinuità di Renzi è qualcosa di diverso da una normale alternanza tra segretari».
La Cosa rossa con Landini, Sel, sindacati e scissionisti del Pd non nasce con le stigmate del soggetto vecchio, che guarda al passato?
«Non sarà una Cosa rossa, non sarà un soggetto della sinistra minoritaria e antagonista. Vogliamo creare un partito di governo, largo e plurale, con le radici nell’esperienza di centrosinistra, ulivista, aperto al cattolicesimo democratico e sociale».
Quale può essere il vostro traguardo elettorale?
«Il bacino potenziale è intorno al 15 per cento».
Con il 40,8 per cento del Pd la sinistra non ha già trovato una casa?
«Le Europee sono l’equivalente delle amichevoli nel calcio. Ciascuno si prende una qualche libertà e i punteggi sono un po’ drogati. Alle ultime amministrative il Pd di Renzi è sotto il Pd di Bersani».
Speranza, Cuperlo arriveranno?
«Per il momento prevale il senso di responsabilità, ma non so quanto potrà durare, specie all’approssimarsi di appuntamenti elettorali in cui la divaricazione tra partito della Nazione e sinistra rischia di diventare totale».
Quindi alle amministrative ci sarà lo scontro tra due sinistre?
«Dove c’è la possibilità di aprire un confronto noi ci saremo, dove si realizzerà il partito della Nazione la sinistra esprimerà un candidato alternativo».
Ma al ballottaggio voterere il candidato Pd?
«Gli elettori di sinistra non voteranno i candidati della destra, molti potrebbero essere attratti dai 5stelle. Non stiamo facendo la Cosa rossa, non siamo né settari né protestatari».
A Roma per voi correrà Stefano Fassina?
«A Roma bisogna cambiare spartito nel segno dell’onestà, della serietà e della vicinanza al mondo del lavoro. In questo senso Fassina sarebbe un ottimo candidato, da offrire anche alle forze sane del Pd per uscire dal cul de sac in cui Renzi e Orfini le hanno cacciate».