29 ottobre 2015
Tags : Matteo Maria Zuppi
• Roma 11 ottobre 1955. Arcivescovo metropolita della città di Bologna (nominato da papa Francesco il 27 ottobre 2015)
• Roma 11 ottobre 1955. Arcivescovo metropolita della città di Bologna (nominato da papa Francesco il 27 ottobre 2015). Era già vescovo ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma e assistente spirituale della comunità di Sant’Egidio. Fino al 2010 parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma; poi parroco della Chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela. Eletto vescovo il 31 gennaio 2012. «Conosciuto a Roma da sempre come “don Matteo”, prete di strada divenuto vescovo».
• «È un uomo la cui formazione cristiana affonda profondamente le radici nel cattolicesimo del Novecento. Figlio del responsabile dell’Osservatore della domenica, legato all’esperienza assisiate di don Giovanni Rossi, è nipote del cardinale Confalonieri, il segretario di Pio XI: e per questo “prete romano” nel senso migliore del termine. Prete che sa sorridere delle vanità ecclesiastiche e rimanere – nel suo stile, nelle sue amicizie, nel suo avvicinare la povera gente – fedele ad uno stile di disincanto. La sua vocazione e la sua esperienza adulta, invece, vengono dalla comunità di sant’Egidio, di cui ha visto gli inizi quando il gruppo di ragazzi romani di don Luciano Iannaccone si stacca da quella che sta diventando Cl» (Alberto Melloni) [Cdb 27/10/2015].
• «Papa Bergoglio arriva con la sua Perestrojka anche nella rossa Bologna, nominando un “prete dei poveri”, di strada, un uomo di profonda fede ma distante dai riti della Curia romana. Un prete che è cresciuto nelle mense dei poveri, nella casa con i bambini sieropositivi vicina alla sua parrocchia di Santa Maria in Trastevere (ma è stato parroco anche nell’estrema periferia di Torre Angela) e poi in Africa dove, insieme al fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi è stato negoziatore per la pace in Mozambico e ha conosciuto Nelson Mandela sul fronte del genocidio del Burundi» (Andrea Carugati) [HuF 27/10/2015].
• Soprannominato il “Bergoglio italiano” «per i suoi modi semplici, il rapporto diretto con gli ultimi a partire dai suoi coetanei “difficili” negli anni Settanta, l’abitudine a muoversi per la Capitale a bordo della sua utilitaria» (Carugati, cit.).