7 ottobre 2015
Tags : Boris Johnson
• (Alexander Boris de Pfeffel) New York 19 giugno 1964. Politico. Del Partito conservatore. Dal 4 maggio 2008 sindaco di Londra (è al secondo mandato, rieletto nel 2012)
• (Alexander Boris de Pfeffel) New York 19 giugno 1964. Politico. Del Partito conservatore. Dal 4 maggio 2008 sindaco di Londra (è al secondo mandato, rieletto nel 2012). Giornalista, è stato direttore dello Spectator. «Benedetto dagli dei, dagli uomini e dalla fortuna, capace di stregare la Londra popolare e quella aristocratica che nel 2008 lo hanno eletto sindaco con il più alto numero di voti mai ottenuto da un politico nella storia del Paese» (Andrea Malaguti) [Sta 17/7/2010].
• Nato a New York da genitori inglesi, «è stato presentatore di quiz televisivi, direttore di riviste, esperto di storia romana, ciclista e protagonista di gaffe vere e presunte. Boris Johnson, o meglio, Alexander Boris de Pfeffel Johnson, è un dandy con i capelli sempre scompigliati. È una celebrità prima ancora che un deputato per la sua costante presenza sulla stampa popolare, spesso per motivi sbagliati. Nel 2004 come direttore della rivista Spectator dovette fare le sue scuse ufficiali per un editoriale in cui aveva criticato la città di Liverpool per il dolore espresso per la morte di Ken Bigley, un ostaggio ucciso in Iraq. Un mese dopo fu licenziato come portavoce dei Conservatori per la cultura per non aver detto la verità su una sua presunta scappatella sentimentale. Poi se la prese con il cuoco tv Jamie Oliver, impegnato a migliorare i pasti delle mense scolastiche, dicendo di volersi “sbarazzare” di lui, e “che i ragazzi dovrebbero mangiare quel che vogliono”. Quindi fu accusato di aver “rubato” un umidificatore di sigari appartenuto a Tareq Aziz e trovato tra le macerie durante un viaggio in Iraq. È nato a New York ed è stato prima allievo nell’esclusivo college di Eton, come il suo grande amico e leader dei Conservatori David Cameron, e poi di Oxford. È un grande cultore della classicità, dalla storia, all’arte alla filosofia» (la Repubblica 3/5/2008).
• «Più popolare, più divertente, più buffone, più geniale del premier: un’ovazione ogni volta che il suo volto veniva mandato in onda sugli schermi dello stadio olimpico. Boris qui, Boris lì. Ovunque. Il capello arruffato, la giacca sgualcita, la camicia sempre fuori posto. Uno sbagliato che diventa giusto. Piace, Johnson. L’hanno spesso dipinto come un clown, un mezzo matto capace di far divertire più che di governare. (…) Time lo raccontava così: “Il sindaco di Londra è il più grande vincitore delle Olimpiadi”. Un simbolo locale diventato globale. Ha sfruttato l’occasione: il governo era in difficoltà, Cameron in ribasso attaccato dai giornali che gli hanno chiesto di raccontare come riuscirà a recuperare i soldi che il Regno Unito ha speso per le Olimpiadi. Johnson se l’è cavata con l’ironia sulla sua goffaggine, sulle presunte gaffe, sulle altrettanto presunte cadute di stile. Poi ha rilanciato: eccomi, sono il sindaco di una città che ha fatto una cosa incredibile. È un po’ la storia della sua strana amicizia con Cameron: l’altro preciso, bravo, puntuale e però sempre un po’ in difficoltà; lui scombinato, arruffone, ritardatario e però sempre in grado di ribaltare il tavolo. I due si conoscono da una vita, da quando erano studenti a Eton. La leggenda e una autobiografia non autorizzata raccontano che un giorno Boris si avvicinò a David e gli disse: “Sai qual è la differenza tra me e te? Tu potrai anche arrivare a Downing Street, io invece diventerò premier e poi anche presidente degli Stati Uniti”. Tecnicamente può: è inglese e pure americano. Doppio passaporto perché Johnson è nato a New York. Devi partire da lì per capirlo. Devi cominciare dall’origine per raccontare la storia stravagante di un uomo stravagante. Uno che non si ferma, uno che ha l’ambizione di diventare il leader dell’Europa pur detestando l’Europa. Non è questione di alleanza politica, ma di continente. Johnson crede poco in Bruxelles e molto nella geografia. È un conservatore moderno. Uno che dall’alto di una vita sconclusionata non pretende di trasmettere valori, ma ne riconosce l’esistenza. Per anni l’Inghilterra s’è chiesta molte cose di lui, a cominciare dal nome. Perché Boris? È l’omaggio a un signore russo che offrì un passaggio per New York ai suoi genitori: erano due studenti che nel 1964 stavano facendo un viaggio in America. Non avevano un soldo, lei era incinta. Dovevano raggiungere una città e trovarono un alleato straniero che più straniero non si poteva. Boris permise a questo bimbo di nascere e loro, Charlotte e Stanley, lo ricambiarono dando al bambino il suo nome. Alexander Boris de Pfeffel Johnson. Non uno qualsiasi, a dispetto del viaggio squattrinato nel quale nacque. In realtà viene da un albero genealogico complicato, ma molto chic: il suo bisnonno era il turco Ali Kemal, poeta e politico liberale filo occidentale assassinato quando era ministro degli Interni. Sposò Winifred, mezza svizzera e mezza inglese, che diede il suo cognome ai figli. Uno era Stanley, padre di Boris, ricercatore universitario, giornalista, intellettuale, politico diventato eurodeputato nel 1979. La mamma, Charlotte, era figlia del Lord liberale Fawcett, una famiglia con antenati ebrei lituani e nobili francesi. Oggi i Johnson contano 17 nazionalità diverse, ma un’identità britannicamente corretta. Al di là delle sue battute sulla possibilità di arrivare alla Casa Bianca, il sindaco di Londra si sente profondamente inglese e rivendica con un orgoglio smisurato la sua nazionalità principale. Anche per questo lo amano, a Londra. Perché dice che gli inglesi dovrebbero fare più figli e perché non ha paura di dire che le donne britanniche che sposano gli immigrati saranno un problema per il Paese. Si attira le ire dei laburisti, fa impazzire le post femministe, ma non tace. E se qualcuno gli rinfaccia le sue origini multietniche, lui risponde che il problema non sono le nozze miste. No, no, il guaio, secondo Boris, è che le donne occidentali poi rinunciano ai loro principi e alle loro rivendicazioni accettando i soprusi di chi non le vuole libere. La popolarità del sindaco è direttamente proporzionale alla sua bizzarria. La usa e la gestisce perfettamente. Durante la prima campagna elettorale, nel 2008, c’era una storiella che circolava e spiegava al millimetro Johnson: “Boris è una persona intelligente che si finge buffone, mentre Ken Livingstone è un buffone che si finge intelligente”. La dimostrazione è quando c’è da giocarsi qualcosa, il sindaco non sbaglia. Non fa battute, non fa gaffe, non fa nulla che possa metterlo in difficoltà. Il clown esce dopo, a cose fatte, quando c’è da raccontare alla gente che in fin dei conti tra lui e loro la differenza è poca. Anche se lui ha studiato a Eton e poi a Oxford, anche se lui è il più grande studioso britannico di Roma, anche se lui è cresciuto in un ambiente colto e snob. È la capacità di capire chi hai di fronte e chi ti vota. (…)» (Giuseppe De Bellis) [Grn 15/8/2012].
• «Adora la storia di Roma, declama in latino (che vorrebbe fosse insegnato sin dalle elementari), è lestissimo nelle battute (il “Borisismo”), va in ufficio in bicicletta (rischiò di essere travolto da un tir), è poco formale nonostante l’educazione severa di Eton e di Oxford dove ebbe una infatuazione per i socialdemocratici prima di sposare i tory. Boris Johnson però è anche un grande bugiardo. Il più simpatico fra tutti i grandi bugiardi. Ma se non lo fosse, di natura, non sarebbe neppure diventato un bravo giornalista (ex corrispondente da Bruxelles per il Daily Telegraph). Nel 2008, abbandonando i Comuni per conquistare Londra, aveva giurato che mai e poi mai avrebbe aspirato a cariche più alte. E replicò nel 2012, vincendo per la seconda volta. Poi, ancora, ogni anno il solito ritornello. Dicendo: non sgambetterò David Cameron. Adesso, in contropiede, Alexander Boris de Pfeffel Johnson (è il suo nome per intero) va alla carica e nel 2015 correrà per Westminster, passo iniziale per provare a prendersi la leadership tory» (Fabio Cavalera) [Cds 7/8/2014].
• Si è sposato due volte: la prima nel 1987 con Allegra Mostyn-Owen (figlia della giornalista e scrittrice italiana Gaia Servadio). Divorziarono quando lei scoprì che lui andava a letto con Marina Wheeler, avvocatessa che sposò nel 1993 e sua attuale moglie. Hanno cinque figli. Nel 2010 saltò fuori la storia di una presunta figlia illegittima, nata dalla relazione con Helen MacIntrye, consulente d’arte e compagna del miliardario canadese Pierre Rolin. Conosciuta nel ’95 quando era ancora studentessa universitaria, si incontrarono di nuovo qualche anno dopo e cominciarono a uscire insieme. Altro scandalo nel 2004: quand’era direttore del settimanale Spectator, ebbe una lunga relazione con Petronella Wyatt, columnist dello stesso giornale, che decise di abortire per non mettere al mondo un figlio illegittimo (Enrico Franceschini) [Rep 17/7/2010]; (Andrea Malaguti) [Sta 17/7/2010].