14 marzo 1861
Brofferio tenta di mettere i bastoni tra le ruote
Il momento è solenne. Il presidente della Camera dei Deputati Urbano Rattazzi oggi mette ai voti il progetto di legge nel quale si afferma che «Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di Re d’Italia». Il Senato lo ha già approvato il 26 febbraio, con 129 voti favorevoli e 2 contrari. Ora tocca alla Camera, affollatissima. Il Governo Cavour si augura che il voto sia «un grido di entusiasmo convertito in legge», visto che è anche il compleanno del sovrano. Si vorrebbe pertanto procedere subito al voto. Ma il deputato Angelo Brofferio, polemica voce della sinistra più intransigente, vuole «ad ogni modo una discussione». In più propone un’alternativa al testo del Governo. La formula con queste parole: «Vittorio Emanuele II è proclamato dal popolo italiano per sé e per i suoi successori primo Re d’Italia». Vuole che sia ben chiaro che il Re d’Italia sarà tale perché la nomina gli giunge dal popolo. Ma Cavour sostiene che il testo non può essere cambiato. E aggiunge che «la proposta di Brofferio non può nemmeno essere discussa perché secondo il regolamento va esaminata dagli uffici». Brofferio ritira la proposta per «amor di concordia» ed è applaudito. Protesta però Nino Bixio, che comunque annuncia il suo voto favorevole. Raccoglie altri applausi. Infine si vota, con 294 «sì». È l’unanimità, che scatena «indescrivibili dimostrazioni di entusiasmo» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 14/3/2011).