31 marzo 1861
Il Papa scarcera ladri umbri, marchigiani e romagnoli sperando che creino guai al Regno d’Italia
Oggi, domenica, papa Pio IX invita a pranzo al Quirinale il deposto Re Francesco di Napoli e sua moglie Sofia. Il Pontefice si dimostra determinato a resistere alle pretese degli Italiani che gli contendono Roma. Il governo pontificio non pare insensibile alle lusinghe dell’Austria, che si dichiara pronta a subentrare alla Francia nella tutela del potere temporale del Papa. Proprio quella mattina il vapore «Stella» ha sbarcato a Civitavecchia 250 soldati austriaci, che devono consegnare «cospicuo materiale militare» alle truppe pontificie. Mentre la polizia romana ha fatto scarcerare 500 detenuti, condannati per reati comuni. Sono per lo più ladri, originari dell’Umbria, delle Marche e della Romagna, ora annesse al Regno d’Italia. Vengono mandati a casa per «creare disturbo al governo italiano». I servizi segreti austriaci suggeriscono di fomentare tensioni. Alcuni loro agenti, che si fingono liberali irriducibili, sobillano i giovani patrioti più irrequieti, per indurli a colpi di mano che mettano in imbarazzo il governo Cavour. I Carabinieri italiani hanno già scoperto «nelle Romagne e nelle province modenesi un complotto di volontari (garibaldini) dell’esercito meridionale congedati che volevano invadere, armata mano, il territorio veneto». Farebbero il gioco dell’Austria, così il governo di Torino li esorta «a stare in guardia e ad evitare ogni provocazione che sarebbe dannosissima alla causa italiana» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 31/3/2011).