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 2015  settembre 15 Martedì calendario

Biografia di Amy Winehouse

• Enfield (Gran Bretagna) 14 settembre 1983, Londra (Gran Bretagna) 23 luglio 2011 (overdose di vodka). Cantante. «Mi diverto molto certe notti, ma poi esagero. Sono davvero un’ubriacona. Spesso non ricordo cosa faccio. E quando il giorno dopo mi torna la memoria sono travolta dalla vergogna» (Amy Winehouse).
• Amy Winehouse «ha un cognome che a qualcuno pare già un presagio di sregolatezze (letteralmente “casa del vino”)». [Lorenzo Franculli, Europeo 1/4/2008]
• Suo padre Mitch è un tassista e cantante ebreo, sua madre Janis una farmacista. A 12 anni s’iscrive alla Sylvia Young Theatre School ma viene espulsa perché non s’impegna. Per guadagnarsi da vivere fa la commessa in un negozio di tatuaggi e d’abbigliamento. Il successo arriva a 20 anni (nel 2003) con Frank (250mila copie). In seguito inizia a fare uso di droghe e alcol e a perdere peso: «Un po’ di anoressia, un po’ di bulimia. Non sono del tutto ok ma credo che nessuna donna lo sia». Nel 2006 pubblica Back to Black: oltre cinque milioni le copie vendute. A 24 anni, secondo il Sunday Times, ha già accumulato un patrimonio di 15 milioni di euro. Nel maggio 2007 sposa Blacke Fielder-Civil, che la introduce all’uso dell’eroina. Si separano due anni dopo.
• Cinque Grammy Awards vinti nel 2008, ammirata anche da Elton John, Rolling Stones e Annie Lennox.
• «[...] ha la grinta di Erykah Badu e Macy Gray, ma il suo stile è più articolato, più sofisticato e complesso. [...]La Winehouse ha nella vita la stessa prepotenza che sfodera davanti al microfono. “Non ho niente da nascondere”, borbotta imbronciata “Dico tutto quello che penso e tutto quello che faccio. Non ho nient’altro da cantare se non le mie emozioni. Back to black, ad esempio, è stato ispirato dalla fine della storia d’amore con il mio precedente boyfriend. L’ho amato alla follia, ho sbagliato, l’ho perso. E per questo ho sofferto atrocemente”. I tabloid inglesi ci hanno speculato, rivelando i dettagli dei tradimenti (sempre perpetrati da lei): ”Non me ne frega niente, lo scrivano pure. Preferisco lasciar correre, anzi precederli, come quando ho raccontato di quando mio padre mi ha portato in un centro di riabilitazione per alcolisti, dove ho solo perso tempo, perché lì ci vanno quelli che vogliono smettere di bere”» [g.v., “la Repubblica” 2/2/2007].
• «Tutto in Mrs Winehouse pare scandaloso. Compreso il look. Gli occhi bistrati, l’eyeliner dato giù con la spatola e una chioma di capelli corvini cotonati come Cleopatra o Moira Orfei. E poi i tatuaggi. Se ne contano 15. Molti sono di donne nude. “Mi sento più uomo che donna”, ha dichiarato la cantante “però non sono lesbica. Non prima di una Sambuca comunque”». [Lorenzo Franculli, Europeo 1/4/2008]
• Qualcuno del suo entourage diceva che in casa della Winehouse c’erano «pile di piatti sporchi, biancheria sudicia, rifiuti sparsi ovunque». Pare inoltre che la cantante si lavasse poco. Risultato: puzza e volto coperto da impetigine, una malattia della pelle dovuta alla scarsa igiene personale. Per i concierge, inoltre, era una delle star più maleducate. A febbraio 2008 lasciò la stanza del Riverbank Plaza Hotel di Londra in uno stato pietoso: bottiglie di birra e cicche di sigarette, liquore sparso sulle tappezzerie, indumenti intimi sporchi sul pavimento e nella doccia un tappeto di capelli corvini.
• Dopo i primi sette giorni di giugno 2011 passati in un rehab di Londra, cioè in una clinica dove cercarono di ripulirla da droga e alcol, sabato 18 si presentò al Fortress Festival di Belgrado, prima tappa del suo tour europeo, completamente fatta e ubriaca. Andrea Malaguti: «Non è stato un disastro. È stato un funerale. Celebrato da tutti i giornali del pianeta. Ventimila spettatori e biglietti a quaranta euro l’uno. Una fortuna in un Paese dove lo stipendio medio arriva faticosamente a 300. Ma per lei, la Matta, si poteva fare. Sbronza, gli occhi sbarrati, la bocca impastata e le orecchie incapaci di sentire le note, la diva di Back to Black ha girovagato per novanta minuti sul palco, mentre un pubblico sempre più nervoso le scaricava addosso il suo violento disprezzo. Era vistosamente disorientata. Le pupille da tossicodipendente, le braccia che mulinavano inutilmente nell’aria. L’hanno presa a scarpate. Non se ne è accorta». [Andrea Malaguti, La Stampa 22/6/2011]
• Dopo il disastro di Belgrado, i dodici concerti del suo tour europeo, compreso quello di Lucca, in programma per il 16 luglio, furono annullati. Matteo Persivale: «Il ritiro letteralmente sine die avviene dopo una lunghissima serie di passi falsi personali (il matrimonio finito con l’impresentabile Blake Fielder-Civil, tossicomane e galeotto), di problemi di salute (l’enfisema polmonare, una serie di infezioni che le ha provocato la perdita di alcuni denti), di problemi emotivi (l’autolesionismo: per un certo periodo si tagliava le braccia con un coltello), le dipendenze (da crack e alcolici) il tutto ripreso in tempo reale dai paparazzi appostati ovunque (tra i punti più bassi, i crudeli primi piani su quella povera bocca sdentata ingranditi col teleobiettivo e fatti rimbalzare sui siti di gossip del mondo)». [Matteo Persivale, Corriere della Sera 22/6]
• Il 23 luglio del 2011 venne trovata morta nella sua casa di Londra, uccisa da un eccesso di alcol. Tra gli aspetti della vita di Amy Winehouse presi in considerazione in quelle ore ci furono quelli sentimentali. La cantante era «inconsolabile» dopo la rottura col fidanzato, il regista Reg Traviss, ricordava il Daily Mail, spiegando che la popstar si era ricoverata nella nota clinica londinese Priory dopo la separazione. Secondo il quotidiano, Traviss aveva cercato disperatamente di aiutare l’artista nella battaglia contro l’alcol, ma si era poi reso conto che non non avrebbe mai sconfitto i suoi demoni.
• Nel 2013 la guardia del corpo di Amy Winehouse, Andrew Morris, all’ultima udienza dell’inchiesta sulla sua morte raccontò che quella notte l’aveva vista davanti al computer, come ipnotizzata dai video musicali delle sue canzoni su YouTube («Non glielo avevo mai visto fare prima, non era una sua abitudine»). E intanto beveva vodka, così tanta da superare di cinque volte il limite consentito per chi guida. Quando al mattino Morris  andò a controllare se lei era sveglia, la vide sul letto e pensò che fosse ancora addormentata. Più tardi, a un secondo controllo, notò che era nella stessa posizione di prima e a questo punto si insospettì: le tastò il polso, non sentì alcun battito e notò varie bottiglie vuote di vodka nella stanza. Ma era troppo tardi per salvarla. Amy aveva sconfitto la sua dipendenza dalla droga, ma pochi giorni prima di morire aveva ricominciato a bere pesantemente. [Enrico Franceschini, la Repubblica, 9/1/2013]
• «[...] Fin troppo brava, fin troppo autentica, tanto da mandare in malora un successo clamoroso che l’aveva portata in cima al mondo, senza che lei muovesse un solo dito per mantenerlo, per curarlo, per preservare l’incredibile prestigio che aveva guadagnato con due soli dischi, Frank, del 2003, e Back to black del 2006, quello in cui, nella famosa Rehab, a ogni ipotesi di recupero, “rehab” per l’appunto, lei rispondeva con ironica e perentoria malizia: “no, no, no!”. [...] Era già stata lì lì per morire, salvata in extremis dall’ex marito Blake Fielder-Civil, era stata vista spesso con strane cicatrici, arrestata per possesso di droghe, beccata in un video a fumare crack, molte volte appariva in stato confusionale, si era dichiarata maniaco-depressiva, alcolista, anoressica, bulimica, a seconda dei casi e delle circostanze. Cantava come poteva e quando poteva, ma ogni volta, se appena era in grado di gestire il minimo della decenza per stare sul palco, succedeva qualcosa di speciale. Metteva i brividi, semplicemente, squarciava la platea con affilate lame di emozioni. Come nessun altro. Aveva un potere di fascinazione che trascendeva il genere musicale, una miscela non nuovissima di soul, jazz e rock, ma che lei accendeva come un fuoco dell’anima. [...] Non era facile trovare un talento come il suo. [...] Sembrava venire da un mondo alieno dove non c’era l’industria della musica, dove non c’era la spasmodica ricerca del successo, dove quello che contava era solo e unicamente cantare, senza filtri, senza effetti, direttamente dalle viscere, dal profondo. Ma questo comportava una debolezza congenita, l’incapacità di fermarsi [...]» (Gino Castaldo, “la Repubblica” 24/7/2011)
• «Da quando ho 16 anni sento una nuvola nera sopra di me. Da allora prendo pillole contro la depressione» (Amy Winehouse).
(a cura di Roberta Mercuri)