24 febbraio 1861
Fischiato il “Nabucco” alla Scala di Milano
Il vessillo borbonico sventola ancora invitto sulla fortezza di Civitella del Tronto, in Abruzzo. Dal 13 febbraio le truppe rimaste fedeli a Re Francesco II delle Due Sicilie sono sottoposte a un duro bombardamento. Con quelle di Messina sono gli ultimi due presidi armati dell’esercito regolare borbonico. Il generale sabaudo Carlo Mezzacapo martella Civitella con 20 speciali cannoni, ideati dal generale Giovanni Cavalli. I borbonici rispondono con 23 bocche da fuoco. Da Roma Maria Sofia di Baviera, moglie di Francesco II, manda a dire ai resistenti: «Vorrei morire negli Abruzzi in mezzo a voi, bravi combattenti». Da quel sabato il fuoco piemontese diventa ininterrotto. Resiste all’Italia unita anche il vescovo di Avellino, monsignor Gallo. Rifiuta di riconoscere Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Così la Santa Sede lo richiama dalla Diocesi, sotto scorta. Mentre a Torino Re Vittorio riceve una deputazione di cittadini. Guidati da Luigi Cibrario, gli offrono una corona d’oro e diamanti, che lo proclama redentore «dell’impero italico». In serata il Teatro Regio è in festa. Fra il pubblico siede in platea il musicista Giuseppe Verdi, giunto a Torino come deputato di Borgo San Donnino. Appena lo riconoscono «è salutato da calorosa dimostrazione». La stessa sera il teatro «La Scala» di Milano mette in scena il suo Nabucco. Ma l’esecuzione è giudicata pessima ed è «clamorosamente fischiata» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 24/2/2011).