5 marzo 1861
Tifo a Napoli, l’arrivo dei militari del Nord aiuta la diffusione di lue e sifilide
Da Gaeta si diffonde il tifo. Si teme che possa innescare un’epidemia. Oggi il periodico «Il Paese» di Napoli scrive: «Giungono ogni giorno da Gaeta i prigionieri borbonici ammalati. Sono in uno stato deplorevole. Gli ospedali ne sono pieni e la malattia predominate è il tifo. Sappiamo che il consiglio sanitario ha fatto energiche rimostranze perché il Governo destini altrove quegli ammalati. Ci auguriamo che adotti subito qualche opportuno provvedimento. È assolutamente urgente. Sarebbe doloroso veder propagandare in Napoli un morbo spaventevole come il tifo. Bisogna che il Governo rifletta che andiamo verso la stagione calda». Le autorità sanitarie sabaude e partenopee non sottovalutano la questione, ma fanno già fatica a gestire la quotidianità. La città è lontana dalle condizioni igieniche che pensavano di trovare i Piemontesi. La cancrena falcidia i feriti di guerra. Gli indumenti dei ricoverati vengono bruciati. Da Torino arrivano quanti più militari medici è possibile, subito sottoposti a estenuanti turni di servizio. Non c’è solo timore per il tifo. La massiccia presenza di truppe giunte dal Nord sta facendo fare grandi affari ai bordelli partenopei. Si teme una diffusione massiccia di lue e sifilide, piaghe per altro già molto diffuse al tempo. Qualcuno ipotizza di schedare e far visitare «le signorine alle quali si avvicinano i nostri soldati». Ma è un fenomeno che sfugge a ogni controllo (MAURIZIO LUPO, La Stampa 5/3/2011).