14 aprile 1861
I soldati italiani mangiano poco, l’Esercito non ha soldi
Il Regio Esercito arruola ormai in tutta Italia, ma con rilevanti difficoltà economiche, che lo costringono a spaventose economie. L’aumento dei coscritti, voluto per integrare i nuovi sudditi del Mezzogiorno ed impedire che si arruolino nelle bande irregolari dei resistenti borbonici, comporta costi crescenti. Oggi la Gazzetta del Popolo fa i conti in tasca al Ministero della Guerra: «Ogni giorno - scrive - crescono i lagni che escono dalle bocche dei soldati, cioè di quegli uomini a cui devesi il ben essere che sta per godere la patria». In concreto: «la spesa per sfamare il soldato, al prezzo che sono oggi i viveri, non può essere sufficiente per la sua alimentazione». Il vitto quotidiano per i militari dei corpi scelti ammonta a 32 centesimi di lira, pari a 1,31 euro odierni. I soldati ordinari «di linea» si devono invece accontentare di 30 centesimi. «È una vera miseria - commenta la Gazzetta - quando si consideri che la carne costa ben 36 centesimi la libbra, la pasta ordinaria 36 centesimi il chilogrammo e che per avere di che dare la minestra sola a questa povera gente, conviene lasciare la carne qualche giorno della settimana e il vino sempre». Per ovviare «si distribuisce galletta 3 o 4 giorni la settimana. È un pan biscotto tutto tarlato ed ammuffito che il soldato rifiuta di mangiarlo. Cosicché è costretto a starsene contento della sola minestra al mattino e di un poco di brodo alla sera ».