21 marzo 1861
Verdi intercede per Mazzini: «Gli sia revocata la condanna a morte»
Cavour riconfermato alla testa del governo segna una nuova vittoria per la destra del Paese. La sinistra è invece spiazzata. Ha due campioni: Garibaldi e Mazzini, ma vanno poco d’accordo e sono lontani. Garibaldi vive all’isola Caprera, sotto attenta sorveglianza dalla Regia Marina. Mazzini è in esilio a Londra. Su di lui pende ancora una condanna a morte in contumacia. È stata emessa il 28 maggio 1858, a seguito di una fallita insurrezione che Mazzini aveva tentato di organizzare nel 1857 a Genova, con Carlo Pisacane. La pena non è stata revocata dall’amnistia concessa nel 1859 da Vittorio Emanuele II, alla vigilia della II guerra d’indipendenza. Pertanto dal 17 marzo il grande musicista Giuseppe Verdi tenta d’intercedere a favore dell’esule. In passato è stato vicino a Mazzini. Ora siede come deputato al Parlamento, dopo essersi candidato su invito di Camillo Cavour. Confida pertanto che il Re non sia insensibile alle sue parole. Gli ha inviato una lettera, datata Casalmaggiore 16, che il periodico L’Unità italiana pubblica oggi: «Maestà - scrive Verdi - anch’io faccio voto per la revocazione della condanna che gravita sul grande uomo - su Mazzini - e mi unisco ai patrioti che reclamano dal Re d’Italia questo atto di giustizia. L’“Italia che si fa” deve essere riconoscente verso colui che, se non unico raro esempio di immutabilità nei princìpi politici, seppe tener sempre desto il desiderio di costituirci in nazione una» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 21/3/2011). SPETTACOLI