Libero, 29 dicembre 2013
Un romanzo sulla storia di Boggia
Esiste ancora oggi nel cuore di Milano, presso via Torino, un vicolo così angusto da permettere a malapena il transito a un’auto: è la via Bagnera, anticamente chiamata «Stretta Bagnera» e tristemente famosa nell’Ottocento perché teatro delle nefandezze di Antonio Boggia, considerato il primo serial killer dell’Italia unita (anche se i suoi omicidi precedono di pochi anni la proclamazione del Regno, fu nell’autunno 1861 che si svolse il processo, con impiccagione eseguita la primavera seguente, ultima pubblica esecuzione di un civile nel capoluogo lombardo). Nessuno ormai rammenta che in quel vicolo si consumarono tre dei quattro delitti commessi dal Boggia. E che i cadaveri furono fatti a pezzi e sepolti sotto il pavimento in terra battuta di un magazzino che lo stesso omicida aveva preso in affitto. Una storia per palati forti ora riproposta in forma di romanzo da Alberto Paleari nel suo L’estro del male (e/o, pp. 352, euro 18), intessuto in una struttura a flashback che ne faciliterebbe la trasposizione sullo schermo. Ci spiega l’autore: “Ho studiato tutti i documenti dell’epoca sul caso Boggia, per dare un quadro completo della vicenda, ma trattandosi di un romanzo molti passi sono inventati, per quanto verosimili. Per esempio, sull’infanzia dell’assassino, nato a Urio (sul lago di Como) nel 1799 o 1800, nulla si sa, ma l’ho immaginata segnata da degrado e violenza».
All’epoca del “debutto”, Boggia aveva già 50 anni ed era un vedovo abbrutito dall’alcolismo. Incapace di gestire la ricchezza che gli fruttava ogni delitto, scivolò presto nel tunnel dell’omicidio seriale, ogni volta pronto a liberare «l’estro», oggi diremmo il raptus, dopo aver irretito vittime danarose.