26 gennaio 1861
Il problema della gestione dei prigionieri napoletani
«Ma un bel problema che i piemontesi si trovarono a affrontare da subito fu la gestione dei soldati vinti: 1700 ufficiali e 24.000 soldati, come riportava il 26 gennaio 1861 il giornale L’Armonia. E a questa data non avevano capitolato ancora Gaeta, Civitella del Tronto e Messina. Del resto l’esercito napoletano nel maggio 1860 contava circa 97.000 uomini e nel dicembre dello stesso anno non esisteva più. Pare che solo un 2 per cento si fosse arruolato nel nuovo esercito. E una parte aveva disertato. Ma tutti gli altri? Erano stati imprigionati.
Una prima e provvisoria sistemazione fu effettuata nelle carceri e nei Depositi generali del napoletano. Ma già alla fine del 1860 era stata avviata la seconda fase del piano, che prevedeva l’internamento dei prigionieri al Nord, onde evitare il contatto con le popolazioni locali devote ai Borbone [...] I prigionieri venivano stipati nelle navi e inviati a Genova dove, oltre che a Alessandria, erano stati organizzati i più importanti depositi di raccolta. Da qui venivano poi smistati nei veri campi di concentramento, sostanzialmente due: Fenestrelle e San Maurizio» (L’Indipendente, 23/01/2005).