Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 22 Mercoledì calendario

I molti preti che fecero il Risorgimento

DA BELFIORE A GAETA, TUTTE LE TONACHE DELL’UNITA’ –
Il Risorgimento e la conseguente unità d’Italia, nel complesso, raggruppano un tale e vasto ventaglio di avvenimenti, eventi, progetti, compromessi, personaggi che non di rado è difficile dare un giudizio storico o morale unitario. Prima di arrivare al 1861 e oltre e di vedere sventolare la bandiera tricolore, tante lotte e purtroppo tanto sangue è scorso sui campi e sui monti. L’ideale era arrivare all’unità nazionale. E in tale progetto non va dimenticata l’opera di tanti preti, in tutt’Italia, che anche a costo della vita furono presenti e attivi a livello locale e nazionale. Si distinsero i più vivaci, quelli portati all’oratoria, alla grande predicazione, alla grande organizzazione, quali Angelico da Pistoia, Ugo Bassi, Tommaso Vivarelli, Ambrogio Ambrosoli, Alessandro Gavazzi. Ne fa un’ampia trattazione Santino Spartà, sacerdote giornalista, già collaboratore della Rai e di Radio Vaticana, nel suo volume Anche i preti hanno fatto l’unità d’Italia (Bastogi, pp. 285, euro 30). La storia va dal 1794 al 1870; include perciò tutti i moti rivoluzionari e preparatori all’unità politica d’italia e oltre, allorquando Roma divenne capitale. La mappa religioso-politica di Spartà si allarga a tutte le regioni, là dove più forte si sentiva l’esigenza di abbandonare i vecchi governi: i preti patrioti a Gaeta e nella Terra di lavoro, preti tra la Repubblica e i moti del 1821 a Napoli, i martiri di Belfiore, il clero pisano negli anni 1847-48, il clero comense nei moti del 1848, il clero e la rivolta del 1848 in Calabria, il clero veneziano, il clero mantovano, il clero siciliano dal 1848 al 1860. E tante scelte politico-religiose presero l’avvio da certe opere o opuscoli o attività di preti già famosi come Antonio Rosmini e Vincenzo Gioberti, col suo
Primato morale e civile degli italiani. Il fenomeno risorgimentale nacque e si sviluppò per lo più nella provincia, nelle campagne, nei piccoli borghi, là dove il clero era più a contatto con il popolo; diversi preti si fecero promotori di cortei, assemblee e pubbliche riunioni che suscitarono grande partecipazione. In tale opera si distinsero in modo particolare i fiorentini e i toscani Don Giovanni Verità, dalla personalità forte e vivace, don Pietro Contrucci, don Federico Riccioli, don Atto Vannucci, don Giovanni Battista Maggini, don Giovanni Chelli; mentre occupano un posto particolare i martiri di Belfiore: don Giuseppe Andreoli, don Enrico Tazzoli, don Giovanni Grioli, don Bartolomeo Grazioli e don Giuseppe Pezzarosa; mentre di particolare importanza e complessità si presenta l’azione del clero nel Meridione, sotto il governo borbonico. Da notare nel saggio la frequente presenza di versi di poeti risorgimentali, Carducci, Giacomo Zanella, che fanno da riscontro letterario agli eventi più drammatici del Risorgimento.