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 2010  aprile 19 Lunedì calendario

Stato e Chiesa. Differenze fra Italia e Spagna

Nei secoli passati l’ Italia ha conosciuto la presenza aggregatrice e veicolo d’ influenza sulle sue vicende della Chiesa cattolica. Anche in Spagna le istituzioni ecclesiastiche (a partire dal potere dell’ Inquisizione nel Cinquecento) hanno esercitato per lungo tempo un ruolo egemonico, opponendosi alle istanze di cambiamento e sostenendo sempre le posizioni dei movimenti politici più reazionari. Quali conseguenze si possono trarre, per tentare di stabilire su un piano parallelo la storia del Cattolicesimo in ambedue i Paesi? Giorgio Arcadini giorgio.arcardini@alice.it
Caro Arcadini, credo occorra partire dall’ osservazione che la Chiesa, in Spagna, fu al servizio dello Stato molto più di quanto lo Stato fosse al servizio della Chiesa. Dopo la conquista di Granata nel 1492, Fernando di Aragona e Isabella di Castiglia (i due maggiori regni cristiani della penisola) divennero sovrani di uno Stato «multi-religioso», composto da una maggioranza di cattolici e da consistenti minoranze di ebrei e musulmani. In un epoca in cui i re regnavano «per grazia di Dio», la varietà delle fedi rappresentava un rischio. Sino a che punto il sovrano avrebbe potuto contare sulla fedeltà di sudditi che credevano in un Dio diverso dal suo? Fu questa la ragione per cui il nuovo Stato costrinse immediatamente gli ebrei e i musulmani e scegliere fra la conversione e l’ esilio. E fu questa la ragione per cui i sovrani vollero che l’ Inquisizione (una istituzione medioevale) divenisse uno strumento dello Stato spagnolo, soggetto alle direttive del sovrano, utilizzato per controllare e verificare la lealtà religiosa dei cittadini, in particolare di quelli che si erano recentemente convertiti al cristianesimo. In molte circostanze il papato dovette piegarsi alle pressioni sempre più insistenti del governo di Madrid. In Italia lo status e il ruolo della Chiesa furono alquanto diversi. Qui la Chiesa rivendicava la donazione di Costantino, si considerava erede dell’ impero romano, aveva un sovrano che portava tra i suoi appellativi quello di pontefice massimo (una antica dignità romana), possedeva un territorio che considerava necessario alla sua missione. Non era quindi soltanto una ecclesia. Era anche uno Stato, deciso a conservare e se possibile ad accrescere il proprio potere. I suoi interessi secolari lo spinsero ad avere una politica italiana che fu principalmente diretta a evitare l’unificazione della penisola sotto un’ autorità che avrebbe potuto esserle ostile o diminuire la sua influenza. Vi è quindi fra Spagna e Italia, per quanto attiene ai rapporti con la Chiesa, una fondamentale differenza. Gli spagnoli furono dalla fine del Quattrocento, anche quando professarono la loro fede con una particolare devozione, cittadini di una grande potenza. Gli italiani, fino al 1861, furono cittadini di alcuni Stati e molti di essi, per di più, cittadini dello Stato della Chiesa.