Corriere della Sera, 27 marzo 2014
Origini della Guerra di Crimea
Mi sono documentata sulla Crimea, ritornata alla madrepatria Russia, dopo che era stata donata all’Ucraina da Krusciov nel 1954. Mi auguro che dopo la secessione non ci sia spargimento di sangue: se ne è sparso fin troppo nei secoli in quell’area. Nella guerra di Crimea del 1853-55 fra l’impero russo da un lato e l’alleanza fra impero ottomano, Francia e Gran Bretagna dall’altro, partecipò con un contingente anche il Regno di Sardegna. Quale fu lo scopo che si prefisse Cavour, con quell’iniziativa? In Crimea, le repubbliche marinare italiane, Venezia, Genova e Pisa vi posero le loro basi commerciali/
militari e qui si fronteggiarono.
Enrica Praticelli
enrica.praticelli@hotmail.it
Cara Signora,
All’origine di quella guerra vi fu un bisticcio fra due Stati cristiani. Lo zar di Russia aspirava al ruolo di protettore della cristianità nei luoghi santi e in altre terre dell’Impero ottomano. L’imperatore dei francesi (Luigi Napoleone, nipote di Napoleone Bonaparte) aveva la stessa aspirazione. Il Sultano si barcamenò alla meglio cercando di giocare l’uno contro l’altro. La Russia si spazientì e occupò alcuni territori turchi nella penisola balcanica. La Francia e la Gran Bretagna intervennero a fianco dell’Impero ottomano per impedire l’espansione della Russia verso il Mediterraneo, e il mondo assistette così a un singolare scontro fra cattolici, anglicani e musulmani contro cristiani di rito greco. La guerra si combatté in Crimea perché la penisola, conquistata dalla Grande Caterina un secolo prima, era già allora la maggiore base militare dell’impero russo nel Mar Nero.
Oggi il conflitto è ricordato soprattutto per il modo in cui alcune delle sue vicende continuano a vivere nella memoria dei Paesi che ne furono protagonisti: la battaglia dell’Alma, nel settembre 1854, grazie al grande ponte che attraversa la Senna a Parigi; il sacrificio della brigata leggera a Balaclava, nell’ottobre dello stesso anno, grazie al poema di Alfred Tennyson e a uno scritto di Rudyard Kipling in onore dell’ultimo sopravvissuto; l’assedio di Sebastopoli, grazie agli splendidi racconti di Tolstoj; l’assistenza ai feriti e ai malati organizzata da Florence Nightingale, grazie alla statua che sorge in suo onore a Londra nei pressi della National Portrait Gallery.
In questo scontro fra giganti per il controllo del Mediterraneo orientale, il Regno di Sardegna non era direttamente interessato. Ma era pur sempre una piccola potenza con un rispettabile profilo militare e aveva un ambizioso Primo ministro. Come ha scritto Dino Messina sul Corriere del primo marzo, Cavour sperò che la partecipazione alla guerra avrebbe offerto al Piemonte l’occasione di sedere al tavolo della pace e offrì agli alleati un corpo di spedizione composto da 10.000 uomini (15.000 secondo altre fonti), comandati dal generale Alfonso La Marmora. I suoi bersaglieri si scontrarono con i russi nei pressi del «fiume nero» (in russo «Č ërnaja rikà», in italiano Cernaia), ebbero la meglio e nella primavera del 1855, al Congresso di Parigi, Cavour ottenne che la giornata dell’8 aprile fosse interamente dedicata a un esame della situazione italiana. Non furono prese decisioni, ma il delegato britannico pronunciò parole molto severe sul regime papale nelle Legazioni pontificie e sul modo in cui il re di Napoli trattava i suoi sudditi. Cavour era riuscito a internazionalizzare la questione italiana e il futuro della penisola era finalmente all’ordine del giorno. Quattro anni dopo sarebbe scoppiata la seconda guerra d’indipendenza e nel maggio del 1861 il Parlamento di Torino avrebbe proclamato la nascita dello Stato unitario.