Libero, 1 novembre 2013
L’inventore di “Piove, governo ladro!”
È a lui che si deve la famosa imprecazioneormai un luogo comune, specie in tempi di post-grillismo militante«Piove, governo ladro!». Imprecazione che, per quanto sia buona sotto ogni governo (e, dunque, per e in tutte le stagioni politiche italiane: Prima, Seconda o Terza Repubblica che sia...), è più che attuale. Peraltro, quando Casimiro Teja la usò in una vignetta per la prima volta correva l’anno 1861 e, sul giornale che Teja dirigeva dall’età di 26 anni, Il Pasquino, la usò a corredo di una vignetta che illustrava un comizio indetto dai mazziniani. I grillini dell’epoca, si potrebbe dire, e Mazzini il loro guru in esilio volontario permanente proprio come Giuseppe Grillo: infatti, ai mazziniani ieri, come ai grillini oggi, non andava mai bene nulla.
Eppure, anche se la città di Torino ha dedicato a Teja una statua (realizzata nel 1903 da Edoardo Rubino: oggi si trova in piazza IV Marzo), che lo raffigura in altorilievo proprio sotto la copia del busto del romanissimo Pasquino (celebre inventore, nel Cinquecento, delle cosiddette pasquinate che, affisse all’inizio della suggestiva e centrale via del Governo Vecchio, prendevano di mira papi, cardinali, aristocratici e grandi uomini dell’Urbe), e anche se Roma ha voluto intitolare a Teja almeno una via stradale, la drammatica damnatio memoriae che attraversa, ormai da decenni, la nostra società, ha prodotto una grave dimenticanza (appunto trascinare Teja nell’oblìo), cui solo ora il Consiglio regionale del Piemonte ha messo una pezza. Vignettista, illustratore, caricaturista, ma anche giornalista, scrittore, viaggiatore e alpinista, Casimiro Teja (Torino, 1830-1897), meritava davvero di essere riscoperto, oltre che ricordato e celebrato. Ecco perché vale la pena di andare a visitare, presso l’Archivio di Stato di Torino (via Piave 21) fino al 16 novembre (ingresso libero), la mostra Casimiro Teja, sulla vetta dell’umorismo, curata da due valenti disegnatori torinesi, Dino Aloi e Claudio Mellana.
L’esposizione presenta – e per la prima volta – i migliori e più riusciti disegni dell’arte del «principe dei caricaturisti», vissuto in un Piemonte allora cuore del nuovo Stato unito italiano, regio e sabaudo, e delle sue contraddizioni. Disegni e tavole che si possono ammirare insieme a stampe originali, tavole e illustrazioni pubblicate da Teja sulle diverse riviste e giornali con cui collaborava (Le scintille, Spirito Folletto, Fischietto e Pasquino, dove si firmava «Puff», rivista umoristica molto quotata e popolare che diresse fino alla morte). In più, una sezione di disegni e vignette realizzate dai contemporanei di Teja scelti per descrivere la montagna, in onore dei 150 anni del Cai (Club alpino italiano), di cui Teja è stato un appassionato frequentatore. Pezzo fortee cuoredella mostra su Teja è l’album di schizzi inediti (tavole disegnate a matita, per la precisione) che, ritrovati e comperati da un collezionista privato, sono esposti al pubblico per la prima volta. Del resto, Teja realizzava incisioni e litografie di cui non sono, purtroppo, rimasti i disegni originali e l’album degli inediti costituisce una testimonianza unica del suo modo di lavorare. Altri lavori in mostra sono i reportage giornalistici fatti da Teja per i suoi giornali: una sorta diprezioso e curiosocarnet de voyage per immagini, tra cui spicca il racconto (disegnato, ovviamente) del viaggio compiuto in Egitto per l’inaugurazione del taglio dell’Istmo di Suez (novembre 1869, un evento davvero epocale) e il viaggiotutto casalingo«Da Torino a Roma» in occasione del trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze (1866) e dopo la conquista dello Stato Pontificio del secondo trasferimento, definitivo, da Firenze a Roma (1870).