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 2013  ottobre 24 Giovedì calendario

Casimiro Teja, passione di De Amicis

Dove rifugiarsi se non sotto i subalpini portici della pioggia per delibare il Pasquino fresco di stampa, correva il 1861, dove esordisce l’invettiva-giaculatoria mai arrugginita, mai scaduta: «Piove, governo ladro!»? Artefice un’efferata (ma raffinatamente) anima indigena, «... né odio, né insulto, né vendetta trapelò mai dalle sue caricature», lo elogerà Edmondo De Amicis: Casimiro Teja, vissuto fra il 1830 e il 1897, fino al 16 novembre è nuovamente, frizzantemente «in pagina», di vignetta in vignetta all’Archivio di Stato di Torino, via Piave 21 (curatori della mostra Dino Aloi e Claudio Mellana, sponsor il Consiglio Regionale del Piemonte, catalogo il Pennino).
«Sulla vetta dell’umorismo», suona l’omaggio a Teja. Perché ai vertici, tra le «matite» ottocentesche. E nel ricordo di una sua passione, l’alpinismo, ricorrendo il secolo e mezzo del Cai, di cui fu un pioniere con Quintino Sella. Ancorché, politicamente, strizzasse l’occhio non al ministro della lesina, mille volte bersagliato, ma a Cavour. (Il Conte è l’eroe solitario di una vignetta che potrebbe essere il manifesto pro Tav: con un cavatappi buca la montagna, la didascalia ne lumeggia l’orgoglio: «Questa volta non diranno che non so fare che buchi nell’acqua»).
Un volterriano sotto la Mole, Casimiro Teja (il monumento antonelliano allo stato nascente è in una sua tavola). Su Gianduja, giornale umoristico-politico-sociale che fondò nel 1862, confesserà: «Amo e voglio libertà; e libertà voglio per tutti, anche per i miei più accesi nemici».
Ma sarà il Pasquino, diretto per quarant’anni, la lanterna magica di Casimiro Teja, il circo di un «buon senso» che rischiarava la commedia umana a se stessa con un bel, acuminato garbo, così piemontese. Una vocazione destinata via via a rifulgere, individuando la forma poetica in Gozzano, non a caso egregiamente ritratto (caricatura-ritratto) da Golia, nitida eco novecentesca dello «scapigliato» amico di Vittorio Emanuele II.
Il Pasquino e i suoi satelliti. Perché Teja non esiterà, generosissimo, a dissipare il talento toccatogli in sorte, di foglio in foglio, dal Fischietto a La Cicala politica, da Il Diavolo a Le Scintille. Una impareggiabile trottola, non unicamente sulla carta: «...capace ancora di vincere il premio a una regata di canottieri, o di andare in ventidue ore da piazza Castello sulla punta del Monviso» lo inneggerà, ancora, De Amicis.
Ostinato, Casimiro, nel frangere l’etichetta «bogianen», lui che lascerà non rari «carnets de voyage» (annunciando, restiamo lungo il Po, il segno di Stefano Faravelli): c’era all’apertura del Canale di Suez, come racconterà il viaggio da Torino a Roma, il trasferimento della capitale, sciacquando i panni in Arno, a Firenze.
Formatosi all’Accademia Albertina, Casimiro Teja lascerà scarse opere pittoriche, come la tela «Notizie dalla Guerra», conservata nel genovese Museo della Resistenza. Ma, artista tout court, soprattutto negli artisti riconoscerà i confrères, come Carlo Pittara, scuola di Rivara, che in un album sconosciuto o quasi ripercorrerà la biografia, scena dopo scena, di monsù Pasquino.
Instancabile Teja, che spargerà orme ovunque, dal Borgo Medioevale (come ideatore) al Carnevale (come animatore), autentico grand gourmet del qui e ora, dalla moda («Qui giace il cappellino / morto da prode /combattendo contro il chignon», un arbasiniano Fratelli d’Italia antelitteram, no?) alla lingua (immortalerà Giolitti battezzandolo «Palamidone», dalla lunga palandrana che lo statista era solito indossare).
È uno scrigno, la mostra all’Archivio di Stato. Di pepita in pepita, come il taccuino fortunosamente ritrovato, acquerelli, disegni, appunti, croquis... Un’autobiografia in attesa d’essere scrutata, tradotta, goduta. L’officina di un contemporaneo, nonostante le stagioni che fuggono. Ci si soffermi di fronte all’illustrazione per il Pasquino intitolata «Chi vivrà vedrà», al remotissimo orizzonte contemplato dalla folla, il miraggio «Pareggio». Pareggio di bilancio, beninteso. Correva il 1893, Luigi Einaudi stava per compiere diciotto anni...